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Roberto D'Alimonte: "L'errore madornale che Luigi Di Maio sta per commettere"

Cristina Agostini
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Il M5s non è più il partito "acchiappatutto, non pesca più a destra e a sinistra come quando era il movimento del malcontento. E quel passato non torna, se Luigi Di Maio pensa questo commette un errore madornale di valutazione". Roberto D'Alimonte, politologo e direttore del centro studi elettorali della Luiss, in una intervista a ItaliaOggi, fa la sua analisi sul partito guidato da Di Maio che ormai, dice, è "la nuova sinistra". Se Di Maio vuole davvero tornare alle origini si sbaglia di grosso: "Vorrà dire che resteranno a sventolare bandierine invece di governare. Il partito anticasta, dei malpancisti, da solo non governa". Insomma, "potenzialmente loro sono il partito della nuova sinistra. Ieri erano trasversali, post ideologici, acchiappatutto, prendevano voti da destra a sinistra. Un partito della nazione del malcontento. Oggi possono essere la nuova sinistra", continua D'Alimonte. Ma devono "abbandonare le battaglie anticasta e diventare protagonisti del campo progressista, dove sfidare per la leadership la vecchia sinistra che è il Pd. Così può essere l'ago della bilancia, altrimenti M5s non andrà da nessuna parte". Leggi anche: "Mi sono rotto i co***, devi guidare tu il Movimento": diktat di Grillo a Casaleggio, ma lui pensa ai... pesci Del resto i Cinque stelle stanno crollando. Hanno perso in tutte le elezioni regionali che si sono tenute durante il governo gialloverde (Abruzzo, Basilicata e Sardegna) a favore dell'astensionismo e della Lega. E ora in Umbria con il Pd. Ma non allearsi con nessuno come sostiene ora Di Maio, secondo D'Alimonte non avrebbe senso perché "allora resteranno all'opposizione in tutte le regioni, questo Di Maio non lo dice". Come non dice "cosa faranno alle Politiche. Se il ragionamento dell'isolamento vale anche per le prossime elezioni o no".  Certamente "dalla riforma elettorale dipendono molte cose". Se dovesse passare una legge maggioritaria pura come quella che chiede Salvini con il suo referendum costituzionale "avremmo un sistema elettorale con il 100% di collegi uninominali. Senza accordi con il Pd, il M5s in ogni collegio dovrebbe avere un candidato più forte del centrodestra e del centrosinistra. Insomma eleggerebbe una manciata di deputati e senatori, diventerebbe una forza come Leu o poco più. Del tutto ininfluenti".

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