Paolo Becchi, il monito a Matteo Salvini: "I tanti voti non bastano, ecco cosa serve per governare"
Siamo ai nastri di partenza di una nuova fase politica del nostro Paese e già qualcosa non funziona. Quello che avevano in mente i vari Franceschini, D' Alema, Conte, Prodi e prima di tutto Grillo, cioè la nascita di un nuovo centrosinistra giallorosso, si è spento domenica nelle regionali umbre. Di Maio vuol presentarsi da solo e tentare, nel caos generale, di fare da ago della bilancia. Ma l' Elevato di Sant' Ilario, forse per ottenere coperture personali, ha venduto il MoVimento all' establishment, ed è difficile ora tornare indietro. E comunque i pentastellati ormai hanno perso la loro occasione storica, saranno destinati ad un ruolo marginale nell' ambito di una coalizioni di centro sinistra. Nessun ago della bilancia, ma una ruota di scorta. A Zingaretti basterebbe staccare la spina dopo l' approvazione delle finanziaria per far fuori Renzi e Grillo e diventare il leader di una seria opposizione a Salvini. Perderebbe le elezioni, ma diventerebbe la guida dell' opposizione. L' uomo però è quello che è: il fratello di Montalbano, non il capo di un partito. Perderà anche l' Emilia perché il m5s ha deciso che correre da solo e Grillo è ora troppo occupato da altre cose per occuparsi di questo. L' Emilia è la la culla del M5s e sarà la sua tomba. Sarà al contempo anche la tomba di Zingaretti. SITUAZIONE FLUIDA A destra la situazione è più fluida. La vecchia formula del "centrodestra" non è più proponibile, serve sì una nuova coalizione, una nuova alleanza trasversale a trazione leghista, che ponga al centro politiche e programmi nell' interesse nazionale. Le prossime elezioni regionali in Calabria ed Emilia-Romagna che si terranno nei prossimi tre mesi offriranno un quadro politico più chiaro, ma la rotta sembra ormai tracciata. Se il governo invece di una dolce morte preferisce una lunga agonia, Salvini si gusterà intanto la vittoria in tutte le regioni. Nell' attesa della vittoria finale. Credevano di avere messo nell' angolo Salvini ma non è andata così. Il Capitano ora però non deve commettere gli errori che ha commesso il Cavaliere nei decenni passati. Le piazze sono importanti, come per Berlusconi lo erano le televisioni, e Salvini sa utilizzare le une e le altre, ma ancor più importanti sono i programmi, la dottrina, si sarebbe detto un tempo. Le elezioni si vincono coi voti del popolo, ma senza lo sviluppo di una cultura di governo non si può aspirare a governare un Paese. Continuare a lasciare alla sinistra tutto l' apparato culturale (a partite da scuola e università), potrebbe condurre Salvini alla fine che ha fatto Berlusconi: un ventennio di protagonismo politico, ma senza aver lasciato un segno tangibile del cambiamento. Non c' è stata alcuna rivoluzione liberale, e se si vuole fare una rivoluzione sovranista ci vogliono idee e programmi. Il nuovo programma della Lega non potrà comunque prescindere da un punto fondamentale, decisivo: l' inserimento nella Carta della preminenza del diritto interno su quello sovranazionale. Prima gli italiani, vuol dire anzitutto questo. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma