Cerca
Cerca
+

Pietro Senaldi, il retroscena: "Devono supplicare Matteo Salvini". Pd-M5s, il punto più basso

Cristina Agostini
  • a
  • a
  • a

Salvini, aiutaci tu. Tempo due mesi e il governo nato per salvare l'Italia dall'Iva, dal leader della Lega e dal baratro si ritrova in ginocchio a chiedere aiuto all'ex titolare del Viminale. La scintilla è la crisi dell'Ilva, che ha trovato l'esecutivo nel pallone, diviso e senza soluzioni, vittima delle ubbie e delle aspirazioni personali di una minoranza incompetente di Cinquestelle. Spettacolo indecoroso. Il ministro grillino allo Sviluppo, Patuanelli, successore di Di Maio, il quale solo pochi mesi fa si vantava di aver trovato la medicina per tutti i mali dell' acciaieria tarantina, si è dovuto umiliare in Parlamento, fino a pregare l' opposizione di venire incontro al governo per salvare i posti di lavoro e un' industria che, con l' indotto, vale l' 1,2% del Pil e le cui vicissitudini sono già costate ai contribuenti 23 miliardi. Da manuale la risposta del leader leghista: nessun problema, a patto che dopo togliate il disturbo e si vada a votare. Che parabola per Salvini, coloro che fino a ieri lo hanno dipinto come nemico pubblico numero uno, oggi lo chiamano come salvatore della patria. E il premier Conte, che a fine agosto gli ha fatto la lezioncina in Parlamento con il ditino alzato? Biascica in tv, senza soluzioni. Leggi anche: Tra Salvini e Meloni l'alleanza diventa un derby: poltronissima contesa, due (grossi) nomi in ballo La situazione è drammatica e il più preoccupato dall' impasse del governo è il Quirinale, al quale i giallorossi avevano assicurato concordia e unità d' azione e d' intenti. Una promessa tradita ogni giorno con liti e spaccature. Mattarella ha convocato il professore di Volturara Appula per dirgli che il Paese non può accontentarsi delle sue elucubrazioni forbite e dei suoi modi garbati. Non è tempo di parole ma di fatti e l' Italia non si può permettere una crisi occupazionale come quella che sarebbe innescata dalla chiusura dell' Ilva, la quale si andrebbe ad aggiungere ai drammi irrisolti di Whirlpool, Alitalia, Alcoa. COCKTAIL MORTALE - La parabola dell' acciaieria pugliese è emblematica degli effetti che può provocare il cocktail mortale di sindacati, magistratura, Pd e Cinquestelle. In particolare, la vicenda dimostra che per i Dem seguire i miti grillini del giustizialismo e della deindustrializzazione porta al fallimento, del governo subito e del Paese in breve tempo. Zingaretti e soci si erano illusi di riuscire a mettere le briglie a M5S, ma il Movimento non è un cavallo di razza difficile da domare bensì un gregge di pecore impazzite allo sbando. Quindi chiunque gli cammini a fianco ne viene travolto. Per questo Salvini si sfilò dal governo e per questo oggi è tornato centrale. Come tutti quelli che hanno la coscienza sporca, anziché puntare l' indice contro se stessa, la maggioranza incolpa la multinazionale indiana Mittal e la accusa di non aver mai voluto salvare l' acciaieria ma di averla rilevata solo per chiuderla e togliere alla concorrenza un impianto strategico. Balle. Gli indiani non sono certo dei benefattori, e d' altronde non si vede perché debbano avere a cuore l' interesse nazionale italiano, quando i primi a non curarsene sono i partiti di governo, che accusano di xenofobia e razzismo le forze sovraniste. Però Mittal paga un affitto oneroso, si è impegnata a realizzare complessi piani di riqualificazione ambientale e di investimento industriale e sta producendo e pagando gli stipendi. Fatti, non chiacchiere. GESTIONE SUPERFICIALE - Se Conte e soci, come sostengono ora, sospettavano che la multinazionale programmasse da tempo di disimpegnarsi, sono due volte colpevoli. La prima per averle dato un meraviglioso pretesto, negandole lo scudo giudiziario per le responsabilità delle precedenti amministrazioni, unicamente per compiacere l' elettorato grillino pugliese. La seconda per non avere un piano alternativo, tant' è che oggi l' esecutivo vaglia indifferentemente le ipotesi di statalizzazione, deindustrializzazione o la vendita a un nuovo soggetto. Va ricordato poi che gli indiani sono stati scelti da Calenda, allora ministro di un esecutivo a guida Pd. Comunque la si giri, i killer vanno ricercati nei componenti di questo governo. Al punto al quale è arrivata la situazione, non vale la pena ricercare i responsabili del disastro e dividere le colpe. Il governo è alla prova del nove: o risolve il problema, o va a casa. Se poi la vicenda si risolvesse grazie a Salvini, Meloni o Berlusconi, Conte o chi per lui dovrebbe comunque trarne le conseguenze e l' esecutivo farebbe bene a chiudere i battenti, smettendo di bruciare nell' altoforno di Palazzo Chigi il denaro e la pazienza dei contribuenti. Qui non siamo più in presenza di una banda di improvvisati che alleggerisce le tasche degli italiani per distribuire oboli elettorali che consentano ai fannulloni che la compongono di vivere nel lusso senza aver mai lavorato. C' è una sinistra che ama dichiararsi responsabile e democratica ma sta tenendo bordone a un esercito di incapaci inabili a governare. O li abbandona, o ne finirà vittima. di Pietro Senaldi

Dai blog