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Laura Boldrini perde la battaglia degli assorbenti: respinto l'emendamento, "ci riproverò"

Davide Locano
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Il governo non ha le ali. Manco le donne italiane: salta l' emendamento per ridurre l' Iva sui prodotti igienici femminili. Ai tamponi interni, agli assorbenti esterni, alle coppette e alle spugne mestruali si continuerà ad applicare l' imposta del 22 per cento. E non il 10, come chiedeva una modifica al decreto fiscale firmata dalla deputata dem Laura Boldrini. Forse il ciclo di Giuseppe Conte è destinato a finire. Quello delle signore no. Così il presidente del Consiglio si fa altre nemiche. Ogni ventotto giorni. La commissione Finanze della Camera ha cassato circa 300 emendamenti sugli oltre 900 totali. Tra i bocciati c' è anche la misura "tampone". Manca la copertura per offrire una agevolazione alle donne con le loro cose. Comprensibile in questo caso il nervosismo. La Ta(mpa)x free resta un' illusione. Le votazioni cominceranno lunedì prossimo. Salvo ritardi.  Ieri sera c' è stato un vertice di maggioranza al ministero dell' Economia per valutare cosa accettare tra le proposte del Parlamento. Leggi anche: "Quando potrai parlarne": Sallusti affonda la Boldrini APPOGGIO BIPARTISAN La deputata Boldrini potrebbe fare ricorso per chiedere che il suo emendamento sia ripescato. Ha raccolto le adesioni di un gruppo bipartisan di colleghi: «Insieme ad altre 32 deputate di vari gruppi politici, sia di maggioranza che di opposizione, chiediamo la riduzione dell' Iva dal 22 al 10% sui prodotti sanitari e igienici femminili, non sono beni di lusso ma una necessità!». Vita Martinciglio, portavoce del Movimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera, rivendica la primogenitura dell' idea: «È una battaglia storica del M5s quella di applicare l' Iva agevolata su assorbenti e altri prodotti per la protezione dell' igiene femminile. È dal 2006 che è possibile applicare un' aliquota Iva agevolata ma finora non è mai stato fatto. Il nostro obiettivo per questo Dl Fisco resta quella di ridurre l' Iva dal 22 al 10 per cento sui prodotti sanitari e igienici femminili, grazie ad un emendamento bipartisan che appoggiamo convintamente. Si stima che in Italia siano 21 milioni le donne che si recano al supermercato per comprare assorbenti. È ora di dare la giusta importanza alle esigenze del bilancio familiare». Resta l' ipotesi che la proposta possa essere inserita in un maxiemendamento assorbente le principali richieste della maggioranza. L'esecutivo ha chiesto di non stravolgere il testo del decreto fiscale. Tuttavia il ministro Roberto Gualtieri si trova a gestire un flusso abbondante di proposte di modifica, molte delle quali arrivate da Pd e M5s. IL GIRO D'AFFARI Un' inchiesta condotta qualche anno fa da Milena Gabanelli sul Corriere evidenziava quanto lo Stato fosse insensibile alle mestruazioni. Ai tampax si applica l' imposta massima, il 22, mentre al basilico o ai tartufi quella al 5 e al 10. Eppure - era l' argomentazione - a tavola si può anche fare a meno di questi alimenti, mentre una donna non può affrontare il ciclo senza salviette igieniche. All' estero funziona diversamente. La Francia ha ridotto l' imposta dal 20 al 5,5 per cento. Stesso discorso in Inghilterra, Belgio e Olanda. Mentre in Irlanda e in Canada l' Iva è stata addirittura abolita. Il fatto è che l' erario, sul ciclo, ci guadagna. Considerando 13 appuntamenti annuali per circa quarant' anni per 21 milioni di donne, fanno circa 65 milioni di euro (stima Fater Group). Non poca cosa. di Salvatore Dama

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