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Alfonso Bonafede, anche lui inchioda Luigi Di Maio: "Siamo sicuri che un capo ci serva?"

Davide Locano
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Periodo nerissimo per Luigi Di Maio, contro il quale dopo il "sì" della piattaforma Rousseau circa il fatto che il M5s debba presentarsi alle regionali in Emilia Romagna e Calabria si è scatenata, ancor più veemente, l'opposizione interna. A siglare una vacua "pax" ci ha pensato Beppe Grillo, che dopo averlo incontrato a Roma ne ha riconfermato la leadership. Leadership, però, sempre più debole. Basti leggere le parole consegnate da Alfonso Bonafede a Il Fatto Quotidiano, house organ grillino, in un'intervista in cui il ministro della Giustizia, di fatto, sempre sfiduciare il capo politico (intervista pubblicata poche ore prima dell'incontro Di Maio-Grillo). E pensare che Bonafede viene indicato come uno dei "lealisti". Al quotidiano diretto da Marco Travaglio, il guardasigilli, interpellato sulla possibilità che Di Maio debba lasciare, ha risposto: "Non siamo un partito, e non dobbiamo puntare a diventarlo. Però è chiaro che dobbiamo ripensare tutto, compreso il fatto se dobbiamo avere o meno un capo. Ma non è un problema di persone, e di certo non lo è Di Maio, con cui ho il privilegio di lavorare e che ha realizzato cose importantissime". Certo, "non è un problema di persone", dice onafede. Ma lo dice subito dopo essersi interrogato sulla necessità di avere un capo. Ovvero di avere Di Maio... Leggi anche: "Io manettaro?": Bonafede dribbla le critiche del Pd e accusa Salvini

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