Alfonso Bonafede, anche lui inchioda Luigi Di Maio: "Siamo sicuri che un capo ci serva?"
Periodo nerissimo per Luigi Di Maio, contro il quale dopo il "sì" della piattaforma Rousseau circa il fatto che il M5s debba presentarsi alle regionali in Emilia Romagna e Calabria si è scatenata, ancor più veemente, l'opposizione interna. A siglare una vacua "pax" ci ha pensato Beppe Grillo, che dopo averlo incontrato a Roma ne ha riconfermato la leadership. Leadership, però, sempre più debole. Basti leggere le parole consegnate da Alfonso Bonafede a Il Fatto Quotidiano, house organ grillino, in un'intervista in cui il ministro della Giustizia, di fatto, sempre sfiduciare il capo politico (intervista pubblicata poche ore prima dell'incontro Di Maio-Grillo). E pensare che Bonafede viene indicato come uno dei "lealisti". Al quotidiano diretto da Marco Travaglio, il guardasigilli, interpellato sulla possibilità che Di Maio debba lasciare, ha risposto: "Non siamo un partito, e non dobbiamo puntare a diventarlo. Però è chiaro che dobbiamo ripensare tutto, compreso il fatto se dobbiamo avere o meno un capo. Ma non è un problema di persone, e di certo non lo è Di Maio, con cui ho il privilegio di lavorare e che ha realizzato cose importantissime". Certo, "non è un problema di persone", dice onafede. Ma lo dice subito dopo essersi interrogato sulla necessità di avere un capo. Ovvero di avere Di Maio... Leggi anche: "Io manettaro?": Bonafede dribbla le critiche del Pd e accusa Salvini