Silvio Berlusconi, confessione a Libero dall'ospedale: "Chi sono per me Giorgia Meloni e Matteo Salvini"
Silvio Berlusconi è in ospedale, alla Madonnina di Milano. Ma sta bene e ha voglia di parlare. Ha solo preso una gran botta all' anca, con relativo ematoma, a Zagabria, da dove arriva e dove ha partecipato alla tre giorni di lavori del Partito Popolare Europeo, che è sempre più casa sua. All'uscita, il leader è stato assediato da una folla di persone. Volevano tutti farsi un selfie con lui, che non si è sottratto. Spingi di qui, spingi di là, il Cavaliere è caduto e ha preso un colpo, che però non gli ha scalfito l' umore. «Per uno abituato da una vita agli sgambetti - scherza - cosa volete che sia una piccola ammaccatura...». Il leader di Fi infatti ha continuato a lavorare, al punto da concedere a Libero questa intervista sul nuovo centrodestra e sul suo viaggio in Europa. Dalla manifestazione di San Giovanni che ha sancito la riunificazione del centro-destra in poi, Forza Italia è tornata a crescere, secondo i sondaggi. Crede che il vostro popolo chiedesse unità? «Siamo stati solo noi a rivendicare in ogni fase l' unità del centro-destra, coerentemente con l' impegno preso con gli elettori che nel 2018 avevano dato alla nostra coalizione unita la maggioranza relativa, che poi è diventata maggioranza assoluta in tutte le elezioni regionali alle quali abbiamo partecipato insieme. D'altronde il centro-destra unito esiste in Italia da 25 anni perché lo abbiamo creato noi, ma esiste soprattutto nel cuore degli italiani. Noi abbiamo sempre ascoltato la voce di quel popolo, ora la stanno ascoltando anche i nostri amici ed alleati». Con Matteo Salvini avete avuto mesi difficili, di diffidenza. Questa diffidenza è definitivamente superata? «Con Matteo, sul piano dei rapporti personali, non c' è mai stata alcuna diffidenza, ma al contrario rispetto e simpatia reciproca. Questo non toglie che noi non abbiamo condiviso né il fatto di aver tenuto in piedi un governo con i grillini per oltre un anno, né i voti dati dalla Lega a troppi disegni di legge presentati dai cinque stelle, né aver determinato la crisi del primo governo Conte mantenendo aperte tutte le ipotesi, compreso un governo Di Maio, invece di mettersi subito con chiarezza nella prospettiva del centro-destra. Ma tutto questo appartiene al passato, ora mi pare la collaborazione sia piena, naturalmente mantenendo ognuno di noi la propria identità e le proprie specificità». Come chiamerebbe il centro-destra 2.0? Centro-destra italiano, Casa del centro-destra o altro? «Non mi appassionano le sigle, è tipico della sinistra accapigliarsi su queste sfumature del politichese, a me importano le idee e i valori che stanno alla base della nostra alleanza». Se fosse una squadra di calcio, quali ruoli vede per i leader del centro-destra? Che ruolo immagina per sé? «Sono sempre paragoni forzati, ma provo a stare al gioco, Salvini è un evidente centravanti di sfondamento, Giorgia Meloni uno di quei terzini che copre la fascia destra ed è capace da quella parte di andare in goal, io naturalmente non posso che fare il regista a centrocampo. Questa squadra ha milioni di tifosi, la maggioranza degli italiani, e deve conquistarne altri ancora, quella che io chiamo "l' altra Italia": sette milioni di moderati che non vanno al voto ma si dichiarano liberali e anticomunisti». Per qualche settimana è sembrato che alcuni parlamentari di centro-destra strizzassero l' occhio a Matteo Renzi, in cerca di salvezza. Pensa che il rischio di questa fuga sia scongiurato? «Non ci ho mai creduto: Renzi è il leader politico che ha fatto nascere il governo più a sinistra della storia della repubblica. Si batte contro le tasse ma vota un governo e una manovra che le aumenta, che mette ancora una volta le mani nelle tasche degli italiani. Non ha davvero nulla a che fare con noi». Cosa spinge, secondo lei, Renzi a invitare parlamentari di Forza Italia nel suo partito e alcuni - pochi dei suoi - ad andarci davvero? «Per adesso nessun parlamentare di Forza Italia ci ha lasciato per andare verso Renzi. L' unica senatrice che ha aderito al gruppo di Italia Viva non ha mai fatto parte di Forza Italia, anche se era ospitata nel nostro gruppo. Se qualcuno dovesse farlo, e mi sembra difficile, si tratterebbe di scelte individuali, che sinceramente non mi saprei spiegare, perché sono fuori e contro i valori di Forza Italia e la nostra idea di lealtà con gli elettori. Ma ho troppa stima dei nostri parlamentari per credere davvero che qualcuno possa venir meno alla sua e nostra storia comune». Dica la verità: questo governo ha scritto esattamente la Manovra che serviva a voi per fare opposizione Tassa sulla plastica, sulle bibite zuccherate «Il problema è che ha fatto esattamente quello che non serve al Paese, alle nostre aziende, ai nostri giovani disoccupati, al risparmio delle famiglie. Non sono così cinico da desiderare il disastro per l' Italia, anche se questo ci portasse voti. Spero piuttosto che questo processo si possa invertire al più presto con il voto». La ministra della Difesa grillina, Elisabetta Trenta, è stata al centro di una polemica per non avere voluto lasciare l' alloggio di servizio che le era stato assegnato quando era ministro. Si sono abituati anche loro alle poltrone e ai privilegi? «Non mi è mai piaciuto scendere a questo livello di polemiche. Le lascio ai grillini. Certo, per dei moralisti è una ben triste fine, dilaniarsi su questioni morali. Ne dimostra lo spessore etico e civile». Il Partito popolare europeo, la casa del centro-destra, è il primo partito in Europa, ma in tutto il Continente aumentano i consensi dei partiti nazionalisti. In cosa siete diversi dai "sovranisti"? «In nulla, se per sovranismo si intende l' orgoglio nelle nostre radici giudaico-cristiane e greco-romane, nella nostra religione cristiana, nelle nostre tradizioni e nella nostra cultura, nella nostra libertà e nella nostra democrazia, nella civiltà occidentale alla quale apparteniamo. Però tutto questo si difende molto meglio non isolandosi ma mettendosi insieme. La nostra identità è europea e occidentale. Oggi viene messa in pericolo dalle spinte migratorie, dall' estremismo islamico e soprattutto dal lucido disegno espansionistico della Cina comunista. Di fronte a tutto questo occorre unire le nostre forze con una politica estera e di difesa comune: mettendo insieme tutte le forze armate di tutti i Paesi dell' Unione Europea, se ogni Stato si chiude in se stesso, se pretende di fare da solo, non ha ovviamente la forza di reggere queste sfide. Del resto sono proprio i nazionalismi ad aver distrutto l' Europa e la sua civiltà in due guerre mondiali devastanti. Il sovranismo che mi piace è un sovranismo europeo, occidentale». Nella Lega da molto tempo si discute dell' opportunità di aderire al Ppe. L' alleanza del Carroccio a livello europeo con Marine Le Pen finora non ha portato fortuna: pensa che nel Ppe siano disposti ad avviare un percorso di avvicinamento con Salvini? «Ovviamente sarei lieto se i nostri alleati in Italia condividessero la carta dei valori del Ppe, un documento del quale tra l' altro sono stato io l' autore, in occasione dell' ultima revisione nel 2006. Ma questa mi sembra una prospettiva non di breve periodo. Nel breve, invece, sto lavorando concretamente per costruire un centro-destra europeo, rompendo lo schema consociativo fra popolari e socialisti che fino ad oggi ha guidato l' Europa, mettendo insieme invece popolari, liberali, conservatori e sovranisti ragionevoli. In questo schema, la Lega entra di diritto ed anzi sarebbe fra i protagonisti». Viktor Orban è un suo amico, è stato recentemente suo ospite in Italia, ma ha una posizione critica con il Ppe, dal quale si era autosospeso. Pensa che quella crisi sia risolta? «Penso che il Ppe debba saper raccogliere al proprio interno le istanze di cui Orban è portatore. Parla un linguaggio diverso dal mio, ma è un leader certamente democratico e molto popolare nel suo Paese». A Zagabria avete eletto Donald Tusk presidente del Ppe e Antonio Tajani vicepresidente. Come cambierà il Ppe? «Il Ppe ha superato bene una stagione difficilissima per l' Europa, grazie anche alla saggia guida di Joseph Daul. Tusk continuerà questa strada con nuova energia: il nostro scopo non è difendere l' Europa che c' è, ma costruire quella che vorremmo, quella dei padri fondatori, che sono tutti nel nostro Pantheon: De Gasperi, Schuman, Adenauer. In questo senso Tajani con la sua esperienza e autorevolezza darà un contributo importante. Io del resto non mi tirerò indietro nel fare la mia parte: oggi considero l' impegno in Europa come prioritario». Strasburgo, Bruxelles e ora Zagabria. Le piace la sua nuova vita da parlamentare europeo? «Più che la vita del parlamentare in sé, mi piace avere molte occasioni per lavorare con i miei amici alla guida dei partiti del Ppe per realizzare l' obiettivo di un' Europa diversa. Ma voglio aggiungere una cosa: essere a Zagabria pochi giorni dopo il trentennale della caduta del Muro, mi ha commosso. Oggi possiamo celebrare un congresso dei popolari in una capitale che faceva parte del blocco comunista, un' antica e nobile città che per decenni non ha conosciuto la libertà e la democrazia. La capitale di una nazione come la Croazia che ha dovuto pagare un caro prezzo per la sua libertà e la sua indipendenza nazionale. Per chi ha conosciuto gli anni della guerra fredda è una svolta davvero emozionante». Come risponde a chi (Carfagna compresa) le rimprovera di essere troppo a rimorchio della Lega? «Noi non siamo a rimorchio di nessuno, siamo da sempre e senza esitazioni nella metà campo del centro-destra e siamo chiaramente distinti dai nostri alleati, perché noi rappresentiamo con orgoglio le idee e i valori liberali, cristiani, garantisti, europeisti ed occidentali, senza i quali non si vince e se si vincesse non si governerebbe in modo credibile. Le differenze possono essere di accenti, di sottolineature, ma su questi concetti di base non mi pare ci siano distinzioni. D'altronde nessun importante dirigente di Forza Italia potrebbe ragionevolmente mettere in discussione 25 anni di storia coerente del nostro movimento e, se mi è concesso dirlo, anche la mia storia personale». Renzi e il Pd stanno tenendo ostaggio dei grillini il Paese? «Il Paese ed anche se stessi, per pura sete di poltrone. Credo che pagheranno un prezzo molto alto per questo». Gli italiani si sono pentiti di aver votato Grillo: cosa ci hanno trovato, lei che li conosce bene? «Semplicemente si sono illusi che la giusta e legittima delusione per la politica potesse essere soddisfatta da un gesto irrazionale ma liberatorio. Purtroppo non è la prima volta nella storia dei popoli che questo avviene e spesso ha determinato conseguenze tragiche. Per fortuna mi pare che gli italiani se ne siano accorti in tempo, anche se i miei connazionali, lo dico spesso con affranto amore per il mio Paese e i miei concittadini, debbono ancora imparare ad usare bene l' arma del voto. I popoli, a volte, possono diventare i peggiori nemici di se stessi». di Pietro Senaldi