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Fondazione Open, lo sfogo di Matteo Renzi coi fedelissimi: "Robe che solo i mafiosi, il solito vizio italiano"

Davide Locano
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Dopo la notizia dell'inchiesta sulla fondazione Open, la sua cassaforte, e sulle perquisizioni a raffica, la reazione pubblica è stata durissima: dito puntato contro una magistratura accusata di voler far politica e di scegliere per i partiti. Ma Augusto Minzolini, su Il Giornale, dà conto anche dello sfogo privato, del leader di Italia Viva, che sceglie parole ancor più dure: "Un'operazione con centinaia di perquisizioni - si sarebbe sfogato Renzi con i suoi fedelissimi -, di quelle che si fanno contro le organizzazioni mafiose. Tutti quelli che ho vicino, da Carrai a Serra e tanti altri, si sono visti perquisire casa, per dei contributi volontari alla Fondazione che, nella testa dei magistrati, agisce come un partito politico". Leggi anche: Fondazione Open, Marco Carrai indagato? Un Renzi furibondo, amareggiato. Forse anche spaventato. E sempre stando al retroscena di Minzolini, avrebbe aggiunto: "A parte che i bonifici li avrebbero potuti trovare in banca, ma come si può teorizzare una cosa del genere? Non si possono cambiare le regole delle Fondazioni in corsa, darne un'interpretazione diversa. Parlano di parlamentari con le carte di credito - avrebbe rimarcato -: io non l'avevo, neppure Lotti, da quanto mi ha detto. Come pure gli altri. È la solita storia italiana - ha insistito Renzi -, quando le cose ti vanno per il verso giusto ti vogliono azzoppare. Ti verrebbe davvero la voglia di mollare tutto. Di dire: volete il Paese? Tenetevelo, ci vediamo tra cinque anni. Poi, però, pensi che questo Paese lo ami e non molli", ha concluso Matteo Renzi.

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