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Sardine a Mediaset, il diktat televisivo: "Ecco quali programmi dovete evitare". Non fanno politica?

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Davide Locano
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Questi si fanno chiamare "sardine", ma sono degli squali. Hanno già capito tutto. Per esempio, come distinguere i salotti televisivi amici e quelli scomodi. Su Facebook hanno pubblicato un post che sembra più un ordine di servizio. Spiegano che, dovendo andare in tv, meglio selezionare bene le trasmissioni, evitando quelle dove potrebbe esserci un contraddittorio o, peggio, qualche domanda scomoda. Che lusso: un politico di media notorietà pagherebbe per avere i 15 secondi di Andy Warhol su una rete nazionale. Mattia Santori e la sua compagnia ittica si sentono delle star. E, dato il vuoto politico che c' è a sinistra, probabilmente lo sono diventate. Leggi anche: Il grillino che parla con le sardine per far fuori Di Maio «La politica dell' odio e dell' aggressività si è sviluppata anche attraverso alcuni salotti televisivi creati ad hoc per fornire ai propri telespettatori un dibattito sterile, parziale e demagogico», si legge sulla pagina ufficiale delle sardine. «Per questo motivo scegliamo con cura le trasmissioni in cui andiamo per raccontare quanta meraviglia e complessità ci sono nelle nostre piazze». Dicono di non fare politica (vabbè) e per questo «non partecipiamo ai dibattiti tra politici. E ovviamente ci teniamo alla larga da quelle trasmissioni che hanno sdoganato termini come culattone, terrone o consenziente». Su Rete 4 «non ci vedrete mai», giurano, però altrove sì. Per esempio, a Piazza Pulita, su La7, che non è proprio una arena ostile per la nuova sinistra movimentista. Non fanno politica, per carità, però Santori ha annunciato che sarà accanto a Stefano Bonaccini il prossimo 7 dicembre. «Sono curioso di vedere chi dovrebbe rappresentare l' alternativa alla Borgonzoni», ha spiegato, precisando che «ognuno sarà libero di fare quello che gli pare». L' unica missione è essere contro Salvini. Della pescheria bolognese ha scritto addirittura il quotidiano britannico The Guardian, indicandola come la vera spina nel fianco (o lisca) del leader della Lega: «Bandiere e altri simboli di affiliazione partitica sono banditi dalle manifestazioni. Si tratta di una scelta intesa a simbolizzare lo spirito inclusivo del movimento, ma anche per enfatizzare la dimensione civica della protesta». Protesta che non ha un carattere sociale, né un movente che nasce dal disagio (più o meno sembrano tutti dei fighetti), l' unico aggregante è la repulsione verso Salvini. Che, a detta della stampa britannica, dovrebbe ritenersi preoccupato: «Il potere sovversivo delle sardine è, per le ambizioni di Salvini, una minaccia più grande di quella costituita dal Pd». Non che ci voglia molto. Intanto Santori punta in alto. A Piazza San Giovanni: «Siamo sempre stati ambiziosi, è la nostra pecca. A Bologna questo è stato utile e speriamo lo sia anche a Roma», spiega il portavoce del movimento, intervistato da Radio Città del Capo. Per la manifestazione nella Capitale, la Questura «vorrebbe farci andare in piazza San Giovanni e questo complica le cose perché è molto grande». Ma, assicura Santori, «non temiamo i numeri e sappiamo che ci sarà grandissima mobilitazione». Spontaneismo, già: per organizzare una manifestazione sul sagrato del concertone dei sindacati ci vogliono, risparmiando, non meno di 200mila euro. Tra palco, luci, impianto, sicurezza, eccetera. E chi glieli presta tutti questi soldi alle sardine, Capitan Findus? Nell' attesa di capire, i ragazzi si prendono il gusto di sbeffeggiare il sindaco di Ferrara Alan Fabbri (Lega), che li aveva invitati a un confronto nella città estense, dove manifesteranno. «Non se ne parla», taglia corto Santori. Quando si tratta di misurarsi con chi la pensa diversamente fanno sul serio i pesci. In barile. di Salvatore Dama

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