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Pd, bomba atomica sulla testa di Di Maio: "Basta, saliamo al Quirinale e finiamola qui"

Giulio Bucchi
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"Saliamo al Quirinale e chiudiamola qui". La tentazione del Pd è quella di fermare i diktat di Luigi Di Maio scaricandogli sulla testa una bomba atomica: voto anticipato. Secondo un retroscena di Repubblica, qualche giorno fa la delegazione dem nel governo è stata sul punto di recarsi dal capo dello Stato Sergio Mattarella e sancire la fine di questa tragicomica convivenza a Palazzo Chigi. Frutto di settimane di tensione infinita su giustizia, Ilva, ora Mes. L'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando invoca "mani libere" sulla prescrizione ("Agli ultimatum si risponde con gli ultimatum. Si vota e vediamo come finisce"). Graziano Delrio in un'intervista sempre a Repubblica arriva a parlare apertamente di elezioni anticipate, e Nicola Zingaretti si complimenta con lui ("Hai fatto benissimo a dire quelle cose. È arrivato il momento di mettere un punto".  Leggi anche: "Di Maio ne deve trarre le conseguenze". Il senatore Pd sa la data della crisi di governo A fermare la rivolta dem sono stati proprio i "messaggi diplomatici dal fronte grillino", quello che non si riconosce nei diktat di Di Maio. Tra i più attivi per la tregua proprio il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che fa sponda sui governisti Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Dall'altra parte gli "sfascisti Pd": Orlando, Goffredo Bettini, l'ex parlamentare Pierluigi Castagnetti. Non sarà né sul Mes né sulla manovra, suggerisce Repubblica, lo scontro decisivo, ma proprio sulla giustizia. Orlando vorrebbe porre infilare una norma nel Milleproroghe "per mettere con le spalle al muro il M5s" ponendo la fiducia. 

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