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Lucia Borgonzoni e Matteo Salvini, "onda verde sull'Emilia rossa". Istituto Cattaneo, dossier esplosivo

Giulio Bucchi
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Un'onda verde sulla rossa Emilia Romagna. Anche Repubblica è costretta a prendere atto di come la sfida alle regionali del prossimo 26 gennaio tra il governatore uscente Stefano Bonaccini, democratico, e la sfidante leghista Lucia Borgonzoni sarà la più combattuta della storia, un testa a testa con il rischio concreto di ribaltone negli ultimi giorni. A spingere Matteo Salvini al sorpasso definitivo sono i sondaggi, certo, ma anche i numeri delle ultime elezioni, che hanno visto il Carroccio diventare quasi ovunque in regione il primo partito davanti agli eredi del Pci.  Leggi anche: Cade anche il fortino rosso della Toscana? Sondaggio Swg, storico sorpasso Lega Secondo gli esperti, però, saranno decisivi i 400mila elettori incerti, molti dei quali già alle ultime regionali del 2014 avevano disertato facendo crollare l'affluenza al 37,3%, minimo storico. Quel voto, sottolinea Repubblica, "ha spezzato per sempre il legame un tempo indissolubile tra la sinistra e i suoi elettori. L' era della 'regione rossa', nonostante la vittoria del centrosinistra a quelle elezioni, si chiude lì. E infatti subito dopo, tra le politiche 2018 e le Europee 2019, la regione cambia colore due volte in 12 mesi. Prima diventa gialla 5 Stelle, poi tutta verde Lega. E secondo la ricerca dell'Istituto Cattaneo citata da Repubblica, "il regno della assoluta prevedibilità diventa quello della più completa imprevedibilità": E peserà anche l'incognita grillina, nel cui elettorato "il 20% dice di sentirsi di centro e il 25% di centrosinistra o di sinistra". "Questo significa - sottolinea la ricerca - che la componente di destra del Movimento è già confluita nella Lega e che se gli elettori grillini decidessero di non disperdere il voto e dovessero decidere tra Bonaccini e Borgonzoni sceglierebbero probabilmente il primo". Ma a favore della candidata leghista lo slittamento storico dei piccoli Comuni verso il Carroccio, con il Pd confinato nei centri storici delle città. Per esempio, "il 12,2% degli operai sceglie Salvini, e il 10% degli studenti punta su Giorgia Meloni". Chi ha bisogno di sicurezza e sicurezze, insomma, non guarda più a chi comanda ininterrottamente dal Dopoguerra a oggi. 

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