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Gregoretti, Roberto Calderoli e il sospetto su Di Maio: "Sapeva prima della Giunta, ha commesso un reato?"

Caterina Spinelli
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A Roberto Calderoli non è sfuggito un dettaglio sul caso Gregoretti: la tempistica con cui Luigi Di Maio ha esternato il proprio consenso al processo contro Matteo Salvini. "Vorrei proprio capire una cosa, la convocazione per la giunta delle immunità parlamentari del Senato è arrivata ieri sera alle 19,59 e soltanto da quel momento per la prima volta - spiega il vicepresidente leghista del Senato - troviamo nero su bianco un ordine del giorno in cui viene menzionato il caso Salvini. Fino a quel momento non c'era nulla. Eppure, ancora prima che lo sapessero i membri della giunta, alle 19,57 esce il primo lancio di agenzia di Di Maio che, dal salotto di Porta a Porta, dichiara testualmente 'Blocco Gregoretti fu azione personale, si a autorizzazione su Salvinì. Due minuti prima che arrivasse la convocazione della giunta con l'annesso fascicolo". Per Calderoli i casi sono due: o Di Maio non sapeva neppure il contenuto del fascicolo, "e parlava a caso senza sapere le cose - come faceva da ministro dello Sviluppo economico quando parlava dell'Ilva o come fa oggi da ministro degli Esteri quando parla della Libia - oppure aveva preso visione del fascicolo e ne parlava con cognizione di causa avendo letto le carte".  Leggi anche: Gregoretti, Matteo Salvini smonta Di Maio: "Io impaurito? Solo incuriosito, chissà se i pm..." Nel secondo caso il grillino avrebbe "commesso un reato". Il motivo? "Gli atti riservati sono soltanto nella disponibilità dei membri della giunta del Senato" Non solo, perché "la giunta è un organo giurisdizionale o para giurisdizionale. Per cui come potrebbe un capo politico di un partito, che tra l'altro è deputato e quindi appartenente ad un altro ramo parlamentare, dare ordini su come votare ai componenti di un organo giurisdizionale? si chiede ora il leghista. Una domanda a cui Di Maio sarà chiamato a rispondere vista la sua crociata contro l'ex alleato. 

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