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Teresa Bellanova, gioco scoperto: "Io mi ricordo di Franceschini e Pd, cos'è cambiato ora?"

Giulio Bucchi
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"Adesso cos'è cambiato?". Teresa Bellanova, ministra dell'Agricoltura e capo-delegazione di Italia Viva nel governo (ma fino a quando?) colpisce duro gli "alleati" del Pd, a suo dire "molto appiattito sulle posizioni del M5s". "Il Pd si sta consegnando a un populismo che francamente non credo farà bene a questo Paese", e forse nemmeno alla sopravvivenza politica del premier Giuseppe Conte, che IV e Matteo Renzi hanno messo sulla graticola ormai da alcune settimane, con il punto di rottura sulla prescrizione e il ritiro dei ministri Bellanova e Bonetti dai CdM di pochi giorni fa. Una assenza "non giustificata" che potrebbe ripetersi anche nei prossimi appuntamenti a Palazzo Chigi, su temi differenti, a testimonianza di come ormai la corda si stia rompendo, al di là di schermaglie "social" a uso propaganda interna.    Leggi anche: Mattarella e Conte, l'incontro al Quirinale per fermare Renzi "Io ricordo che con Franceschini e con tanti ministri dem di questo governo - li stuzzica ancora la Bellanova - facevamo parte dello stesso gruppo e abbiamo contrastato insieme sia la questione giustizia sia il reddito di cittadinanza sia Quota 100. Se abbiamo fatto queste battaglie quando eravamo all'opposizione, adesso cosa è cambiato?". Il gioco di Italia Viva, però, è scoperto: spingere Conte alla crisi di governo senza intestarsi la responsabilità dello strappo finale. In altre parole, provocare sperando in una reazione che mandi Renzi all'opposizione (posizione molto più comoda dal punto di vista della campagna elettorale) e contemporaneamente consenta di tenere in vita la legislatura con un manipolo di "responsabili". "Quando si sta in un governo non si lavora per creare una crisi ma per dare un contributo - sottolinea non a caso la Bellanova -. Io sto impegnando tutte le mie energie. Se a qualcuno sembra che questo sia un lavoro che porta ad una crisi vuole dire che ha un'idea diversa della funzione dei ministeri e dei ministri. Se pensano che sia meglio fare senza chi pone delle criticità in modo ragionevole e chiede un impegno più forte, a quel punto potranno fare a meno di noi".

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