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Vittorio Feltri contro Alfonso Bonafede: "Cancellare la prescrizione? Cosa scorda il ministro"

Marco Rossi
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Non so quanti italiani sappiano cosa sia la prescrizione. Credo pochi, se si esclude la minoranza degli esperti di diritto, cioè avvocati e magistrati. Essa pertanto non può essere considerata argomento eccitante, popolare. Eppure nelle ultime settimane non si discute di altro. Il tema appassiona soltanto i politici, un po' come accadeva nei mesi scorsi con lo ius soli, che era al centro del dibattito e scuoteva il Palazzo benché la gente ignorasse di cosa si trattasse, non conoscendo il latino. Tutto ciò dimostra che la sinistra non è capace di occuparsi di questioni alla portata dei cittadini comuni, dai quali poi pretende il consenso elettorale. Che può giusto ottenere in Emilia, regione da sempre rossa la quale dai tempi di Stalin non ha mai cambiato colore. In realtà il problema della prescrizione è più semplice di quanto non si creda. Attualmente i processi durano troppi anni. Dal primo al terzo grado passa una vita cosicché gli imputati rimangono in sospeso per un periodo irragionevolmente lungo, e la loro esistenza viene rovinata. Non ci vuole molto a comprenderlo. Grazie alla prescrizione, la tortura per certi reati viene ridotta. Non è una bella soluzione, tuttavia essa costituisce un rimedio efficace. Il ministro Bonafede pretende di eliminare la descritta pezza, però si è dimenticato di un particolare: cancellare la prescrizione si può solamente ad una condizione, che prima si riduca ai minimi termini la durata dei procedimenti giudiziari, attualmente eccessiva e intollerabile. Altrimenti è improponibile per ovvi motivi: è illecito tenere in ballo per decenni un uomo o una donna tecnicamente innocenti sino a prova contraria, e mi riferisco all'ultimo giudizio, quello della Cassazione. Non c'è molto altro da aggiungere a questo elementare ragionamento, e ci stupisce osservare che anziché preoccuparsi degli italiani inguaiati con una giustizia notoriamente pasticciona, il governo consegni ai magistrati la licenza per sottoporli a una sorta di tortura interminabile. Oggi Libero pubblica una intervista all'ex capo della Cancelleria della Corte d'Appello di Milano in cui spiega per quali ragioni nei tribunali regni il pressappochismo che danneggia la comunità. È una lettura che merita attenzione. P.s. Segnalo che molti compatrioti confondono la prescrizione con la sottoscrizione per cui il caos è massimo. di Vittorio Feltri

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