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Giuseppe Conte, la strategia: voto in aula su "agenda 2023" per stanare Renzi. Ma il premier rischia

Marco Rossi
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Giuseppe Conte in queste ore è tormentato. Perché se l'ennesimo attacco di Matteo Renzi viene accolto nell'unico modo possibile, "si sa, mi dipinge con tutti come un nemico", il problema di come risolvere il rapporto con Italia viva resta lì, sul tavolo, ad angosciarlo. Lo scrive Repubblica in edicola martedì 18 febbraio. Per questo è entrato in contatto con emissari del vertice renziano. E ha pronunciato parole che assomigliano a un ultimatum: "Il vostro comportamento nei giorni scorsi non è stato quello di una forza di maggioranza che lavora con spirito di collaborazione. Serve un chiarimento al vostro interno, se del caso anche prendendovi qualche giorno, per valutare bene se intendete proseguire in modo leale a realizzare il programma". Leggi anche: Giuseppe Conte e le Sardine, il veto del M5s La priorità di Conte è che nasca al più presto un gruppetto di parlamentari "democratici" - composto da renziani e berlusconiani ostili a Matteo Salvini - pronti a rendere comunque irrilevante Italia viva a Palazzo Madama. Come fare uscire allo scoperto questi "volenterosi"? Sui temi, appunto. Se non si crea un' occasione parlamentare prima - con uno strappo di Italia Viva - sarebbe il capo dell'esecutivo a favorire l'operazione con un voto sull' agenda 2023. Voto da celebrare in pochi giorni, due settimane al massimo. Sottoporre al giudizio dell'aula l'agenda, una sorta di "fiducia mascherata". Sulla quale, il presunto avvocato del popolo, potrebbe anche andare rovinosamente a schiantarsi.

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