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Travaglio smaschera i "volta&gabbana"Ecco i giornalisti saltati sul carro di Renzi

Il vicediretttore del Fatto spara a zero contro i commentatori della Rai e dell'Unità

Nicoletta Orlandi Posti
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Esercizio del giorno: prendere le rassegna stampa di un anno fa sulle primarie del candidato premier del centro sinistra e sostituire la parola Bersani con la parola Renzi. Il risultato? "Le stesse firme degli stessi giornali riservavano allo smacchiatore di giaguari gli stessi aggettivi roboanti, gli stessi servi encomi, le stesse leccatine di piedi che oggi dedicano al rivale di allora". Marco Travaglio, ancora una volta dedica il suo editoriale al ceto giornalistico, intellettuale e finanziario italiano, già comodamente assiso sul carro del nuovo vincitore. Il pezzo sulla prima pagina del Fatto è intitolato "Volta&Gabbana" e parte dal raccontare i toni incensanti per Napolitano che otto mesi fa insieme a Enrico Letta diedero il via alle Larghe intese, alla Pacificazione, alla Grande riforma costituzionale. "E guai a evocare l'inciucio: scattava la scomunica", puntualizza Travaglio. "Ora invece gli eterni voltagabbana turibulano Renzi che maledice l'inciucio, archivia le larghe intese, sbeffeggia la riforma costituzionale con saggi incorporati e snobba i diktat di Napoletta".  I primi della lista dell'editorialista del Fatto sono i giornalisti della Rai. Renzi, ospite di Santoro, li dipinse, mentre troneggiavano sui carri di Veltroni, D'Alema, Fassino, Prodi, tutti intenti prima di intervistarlo a coprire il microfono con la mano e sussurrargli all'orecchio: "Oh Matteo, io sono stato sempre dalla tua parte". Un discorso a parte, scrive Travaglio, meritano quelli dell'Unità che "non riescono  più a svegliarsi un mattino dalla stessa parte in cui si sono addormentati la sera prima". In particolare, però se la prende con il politologo Michele Prospero, noto fan di Togliatti che sul giornale fondato da Gramsci un anno fa definiva la rottamazione renziani "arnese del populismo" che "nei partiti stalinisti si chiamava epurazione", "termine di ascendenza fascistoide che non per nulla scalda Dell'Utri e Santanché stuzzicati dal mito della giovenezza primavera di bellezza". Quanto a Renzi, Prospero, ricorda Travaglio, "ingiuria la propria classe dirigente per affidare la continuità della Repubblica a Bossi, Brlusconi, Cicchitto, La Russa, Gasparri". E sulle primarie: "macchina micidiale che rende il partito acefalo", "sfilata carnevalesca", "maldestra pratica impoliticamente assistita per favorire il mesto suicidio della sinistra utile solo per risollevare gli umori della destra". Oggi naturalmente l'Unità celebra la palingenesi renziana uscita dalle acque miracolose delle primarie e Prospero è costretto a cambiare toni. "Povero Michele Palmiro", conclude l'editoriale Travaglio, "Che vita grama. Sarebbe ingiusto, però accusarlo di aver cambiato idea. I voltagabbana cambiano soltanto padrone".

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