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Fini e D'Alema a cena insieme. Gianfry: "Non sono un traditore"

I due ex leader di Fli e Ds si sono incontrati a Brescia. Fini spara sul Cav: "E' un padrone, ama comandare. Non rinnego nulla". D'Alema: "Con Renzi il Pd rischia"

Ignazio Stagno
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Pizza, spigola, carpaccio di pesce e vino Lugana. E per finire un bel dessert a base di veleni anti-Cav. E' questo il menù davanti al quale si sono attovagliati ieri, venerdì 31 gennaio, a Castenedolo, vicino Brescia, Massimo D'Alema e Gianfranco Fini. L'appuntamento letterario per la presentazione del libro di Gianfry (Il Ventennio, io Berlusconi e la destra tradita) si è trasformato in un rendez vous d'altri tempi. I due ex leader di Fli e Ds hanno parlato di tutto, ma al centro della chiaccherata ovviamente c'era sempre lui, Silvio. Fini chiaccherando con D'Alema, come racconta il Corriere, non si è rimangiato quel "che fai mi cacci?" che lo portò poi alla fuoriuscita dall'allora Pdl. Gianfry ha rincarato la dose: "Quelle parole non bastano, ci aggiungerei anche qualcosa. Certo non immaginavo che mi avrebbe preso in parola. Oltretutto quella sulla mia incompatibilità è stata l'unica votazione democratica mai fatta nel Pdl". Veleni a tavola - Insomma Gianfry porta con sè ancora tanto rancore. Rancore che D'Alema invece riversa tutto su Matteo Renzi: "E' probabile che ci ritroveremo un altro ventennio berlusconiano, ma questo però bisogna chiederlo a Renzi". Poi una bordata diretta al segretario: "Lo stile potrà pure dar fastidio, ma il Pd non è un partito padronale". A questo punto Fini sfrutta l'assist e infilza il Cav: "Il verbo preferito da Berlusconi non è convincere ma comandare". Poi parla del suo passato: "Certi giornali mi hanno dipinto come il traditore della detsra italiana, ma se la destra è innanzitutto legalità i traditori dovrebbero cercarsi altrove. Inditero non si torna e non si rimettono insieme i cocci. Non mi ricandido e non fondo partiti". Ormai gli basta presentare un libro per fare comizi. 

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