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Sallusti a Napolitano: "Fu una porcata"Travaglio: "Fece un favore al Cav"

Negli editoriali del Corsera, Fatto, Repubblica, Libero, Unità e Giornale il presunto colpo di Stato del Quirinale

Nicoletta Orlandi Posti
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Il protagonista assoluto delle prime pagine di oggi è Giorgio Napolitano con le rivelazioni sui contatti  avviati nel 2011 con Mario Monti mesi prima della caduta di Silvio Berlusconi. Il Corriere della sera, che ieri ha pubblicato lo scoop, oggi titola con le reazioni: “Napolitano: nessun complotto”, pubblicando anche la lettera inviata dallo stesso presidente, intitolata “Ecco la storia reale di quell'anno difficile”. Ampio risalto, in taglio alto,  all'incontro tra Napolitano e Renzi e un editoriale in cui Massimo Franco sostiene che la tesi del centro destra e degli avversari del Quirinale secondo cui il governo Berlusconi fu vittima di un complotto "suona piuttosto signolare: anche perché", scrive Franco, "se ci fosse stata congiura, Berlusconi non l'avrebbe consentita". "Rileggere in modo strumentale alcuni episodi avvenuti in quei mesi non basta a restituire credibilità al complotto; nè a mettere sotto tito il presidente della Repubblica", scrive l'editorialista del Corsera. In realtà non sembra una gran difesa: Berlusconi non sapeva, non poteva sapere quello che  Napolitano stava tessendo alle sue spalle. La congiura sta proprio qui. E' come dire che quello che accadde durante le Idi di Marzo, quando sessanta senatori eliminarono fisicamente Giulio Cesare, non fu congiura perché lo stesso Giulio Cesare non si adoperò per impedirla. Su Repubblica, che apre con il titolo "Forza Italia, attacco a Napolitano", Massimo Giannini parla della "politica della paranoia". "Perché oggi Forza Italia  ricade nella sua rancorosa mania della cospirazione, e  riporta l'attacco al cuore delle istituzioni?", si chiede il vice direttore. E ancora: "Perché, oggi, Berlusconi lascia che si gettino ombre così meschine sulla più alta carica dello Stato, proprio mentre su un  altro piano finge di erigersi a «padre costituente»  delle riforme insieme a Matteo Renzi? Qui è racchiuso  il dramma della fase. Se questa offensiva berlusconiana  è frutto di un calcolo politico, oltre che della  «patafisica» del complotto, questo può voler dire solo  una cosa. Il Cavaliere", è la convinzione di Giannini,  "si accinge a rompere il patto sulla legge elettorale e  a buttare al macero l'Italicum, alla faccia del profilo  da «statista» che ha finto in questi giorni".  "Giù le mani da Napolitano", è invece il titolo  d'apertura dell'Unità che si lancia in una difesa a  spada tratta del capo dello Stato, campione di  correttezza. Pietro Spataro sostiene che "se qualcuno  vuole sapere cosa accadde in quell'estate del 2011 non  ha bisogno di andare a caccia di segreti. Deve avere  solo la pazienza di sfogliarsi i giornali dell'epoca" e  "rileggersi tutti gli interventi pubblici di Napolitano  in quelle terribili settimane: la frase che ricorre più  spesso è 'coesione nazionale'". "L'Italia", continua  l'Unità, "rischiava di essere commissariata se Napolitano non avesse fatto quel che ha fatto usando le  prerogative che la Costituzione gli assegna. Senza dimenticare - e non è un fatto secondario - che il presidente della Repubblica dà l'incarico per formare il governo dopo aver consultato le forze politiche ed è poi il Parlamento che vota o meno la fiducia. E quel parlamento votò la fiducia a Monti. Compreso Berlusconi e i suoi uomini che oggi gridano al golpe". Anche perché, fa notare Marco Travaglio nel suo editoriale su Il Fatto intitolato "Il re badante", al netto "gli alti lai che ora levano i berluscones suonano stonati e infondati: il bilancio delle interferenze e forzature presidenziali è largamente a loro vantaggio, non certo a loro discapito". In pratica Napolitano avrebbe fatto solo favori a Berlusconi. A cominciare, secondo Travaglio, dalla caduta del governo Prodi nel 2008, passando tra gli altri provvedimenti per la firma "di tutte le leggi vergogna del terzo governo B: dallo scudo fiscale al lodo Alfano al legittimo impedimento, fino alla mozione di sfiducia presentata dai finiani di Fel che il capo dello Stato riuscì a rinviare a dopo la finanziaria regalando "così al Caimano un mese di tempo per comprarsi una dozzina di deputati, quanti bastano per strappare la fiducia il 15 dicembre".  Belpietro: "Napolitano dimettiti" Guarda il videoeditoriale Di ben altro tenore i titoli dei quotidiani di  centrodestra. Libero pubblica una foto a tutta pagina di Napolitano titolando “Alto tradimento. Deve dimettersi”, con il riferimento all'alto tradimento che rimanda al procedimento di impeachment avviato dal M5S che potrebbe ora ottenere anche l'appoggio di FI. Il Tempo titola “Scacco matto a Re Giorgio” , mentre Il Giornale apre con un “Napolitano non è più il nostro  presidente”, parlando apertamente di complotto contro  Berlusconi. "Quella di Napolitano", tuona il direttore  Alessandro Sallusti, "fu una porcata in tutti sensi. Simile a quelle che tentò prima, senza successo, con Gianfranco Fini, e più di recente con l'imbroglio del Letta-Alfano. Porcate per di più fallimentari. E forse per questo - non certo per riabilitare il nemico  Berlusconi - De Benedetti, Monti e Prodi si sono decisi a vuotare il sacco. Stanno scaricando l'ex complice  Napolitano diventato non solo inutile ma dannoso, ostinandosi a non agevolare la scalata del nuovo loro idolo Matteo Renzi". Concetti che già ieri sera aveva  espresso Daniela Santanché nel salotto di Piazza Pulita.        

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