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Angelino Alfano a Matteo Renzi: "Basta con i ministri affezionati alle tasse"

Alfano visto da Benny

Andrea Tempestini
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Un campo minato, per il quasi-premier Matteo Renzi. Gli ostacoli arrivano anche, e forse soprattutto, da Angelino Alfano e il Nuovo Centrodestra, titolari di una "golden-share" sul nascituro governo: un pacchetto azionario, pur ristretto, senza il quale però non si può fare nulla (ossia i voti dei 31 senatori alfaniani). Il vicepremier si fa sentire, e chiede a Renzi la riconferma dei ministri uscenti, Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin, nei loro attuali dicasteri (Infrastrutture e Salute). Alfano detta le sue condizioni: "Abbiamo già il foglio Excel pronto, con l'indicazione precisa delle nostre priorità, i tempi di realizzazione e il responsabile degli obiettivi", ha spiegato al termine della riunione con i gruppi di Camera e Senato. "Stop tassaroli" - Ma è sul ministero dell'Economia che Alfano pone altre condizioni, quelle che hanno la massima priorità. Il leader di Ncd non vuole in via XX Settembre qualcuno di "particolarmente affezionato alle tasse". Una battuta per spiegare che di un Saccomanni-bis non si deve neppure stare a parlare, e con cui Angelino restringe la rosa dei nomi in odor di Economia. Alfano prosegue: "La vera priorità in questo momento è la diminuzione delle tasse. Ecco perché a noi interesa intenderci prima sui programmi". Per via XX Settembre restano forti le candidature dell'ex rettore della Bocconi, Guido Tabellini, e dell'ex numero due dell'Ocse, Pier Carlo Padoan. Pare essere invece definitivamente tramontata la possibilità che il ministero venga affidato a Graziano Delrio, il braccio destro di Renzi, come la telefonata del finto-Vendola ha bruciato la candidatura di Fabrizio Barca.

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