Doveva essere la giornata del "trionfo", quella in cui celebrare l'ormai certa approvazione della riforma del senato entro i termini stabiliti e previsti. E invece, causa Istat, è stata la giornata delle ceneri: quelle di cui il governo, Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan in testa, hanno dovuto cospargersi il capo. Perchè quel -0,2% che indica la crescita del Pil italiano nel secondo semestre 2014 significa che l'Italia è in recessione. Già ieri il premier si era dovuto difendere sulla stagnazione dei consumi, messo in croce da Confcommercio che aveva definito "invisibile" sulla spesa degli italiani il suo bonus da 80 euro. Oggi è andata ancora peggio. E nel pomeriggio, Renzi ha preso "carta e penna" per scrivere ai rappresentanti della sua maggioranza, rincuorarli e infondergli fiducia. Il premier ha dichiarato che non bisogna procedere "a una solita difesa d'ufficio (ma l'anno scorso era peggio, ma a giugno la produzione industriale cresce, ma gli occupati sono in aumento, ma il problema è l'eurozona, eccetera eccetera). Dobbiamo - prosegue - avere il coraggio e la voglia di guardare la realtà: l'Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi. Ma deve cambiare". Ma, ahilui, lo ha fatto dal sito internet istituzionale del governo. Creando così un "caso diplomatico" con le forze politiche che della maggioranza non fanno parte: "Perchè sul sito istituzionale del Governo compare la lettera del Premier ai soli parlamentari della maggioranza? Gravissimo" ha protestato su Twitter Lelio Alfonso, coordinatore di Italia Unica. Altri sono andati più nel merito, a partire dall'area non "nazareniana" di Forza Italia: "Leggo molte intenzioni di Matteo Renzi. Ma ora le intenzioni contano poco,servono i fatti. E i fatti (negativi) sono che il governo Renzi ha aumentato le tasse su casa e risparmi. Per quella via sbagliata non si cresce" ha scritto Raffaele Fitto. Non bastasse, la lettera del premier ha ricevuto critiche anche dall'ala "non renziana" dello stesso Pd: "La lettera di Renzi dopo le stime sul Pil è preoccupante perchè indica una grave sottovalutazione dei dati di realtà" scrive l'ex viceministro dell'Economia Stefano Fassina (sì, quello che Renzi apostrofò quando si credeva onnipotente con un "Fassina chi?"). "Non è l’Italia il problema dell’Europa. Noi dobbiamo andare avanti determinati con le riforme. Ma le riforme strutturali, in uno scenario di deflazione, sono drammaticamente più difficili perché hanno effetti iniziali negativi sull’occupazione e sull’economia". Insomma, riforme sì. Ma Renzi sta facendo quelle sbagliate.