"La destra, ormai morta e che non si riprende manco col defibrillatore, può trovare spunti in quel magnifico bandito che è Matteo Salvini". A parlare non è Mario Borghezio ma Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore siciliano, riferimento culturale per l'universo, frammentato, della destra italiana. Parole che non cadono nel vuoto, che non restano tra le mura dei palazzi di Piazza del Fosso, a Viterbo di fronte alla platea di Caffeina. La Lega Nord, infatti, va al congresso federale di domenica 20 luglio con un documento programmatico elaborato dagli intellettuali del Talebano, con il contributo del filosofo Diego Fusaro, del segretario generale della Regione Lombardia Andrea Gibelli e di Buttafuoco, appunto. Salvini faro dei naufraghi del Msi e di An? La cosa non sarebbe affatto campata in aria: negli ultimi mesi abbiamo visto Matteo discutere di sovranità col padre della Nouvelle Droite Alain De Benoist e porsi quale interlocutore del Front National di Marine Le Pen in Europa. Lontano dai "misticismi padani" e dalla liturgia celtica di "bossiana" memoria, il neo segretario leghista chiama a raccolta personalità che appartengono ad un universo politico comune e che imprimono alla linea del partito obiettivi (sovranità, identità, difesa della famiglia tradizionale) appetibili a quella fetta di elettorato sfiduciata dalla disintegrazione del centro destra, dall'ormai storico "Che fai, mi cacci?" di Gianfranco Fini rivolto a Silvio Berlusconi fino alla scissione degli alfaniani in seno al Pdl poi Forza Italia. Inoltre, l'esclusione dei partiti euro-critici dal Parlamento europeo permette alla Lega di porsi quale unico rappresentante di quegli italiani stanchi delle politiche di Bruxelles e desiderosi di vedere il proprio Paese riacquistare un ruolo e una centralità nell'Unione. Italiani, non solo padani: già, perché Matteo spopola ormai anche in quel Sud che vive, oltre al dramma della disoccupazione, anche la crescente emergenza dell'immigrazione. di Marco Petrelli @marco_petrelli
