Marò, la provocazione di La Russa: "Candidiamoli alle elezioni europee"

Il leader di Fratelli d'Italia: "Se la vicenda continuerà a essere trascurata, non resta che costringere Bruxelles a intervenire"
di Giulio Bucchidomenica 12 gennaio 2014
Marò, la provocazione di La Russa: "Candidiamoli alle elezioni europee"
3' di lettura

Diventa ogni giorno più drammatica la vicenda dei due maro italiani trattenuti in India, mentre risulta ogni giorno piu colpevole e inadeguata la linea tenuta prima da Monti e ora dal governo Letta-Bonino. Non doveva essere necessario che il ministro degli Interni indiano dichiarasse che i nostri due soldati rischiassero la  pena di morte per assistere ad un pur timido sussulto da parte delle forze politiche italiane e finanche di alcune testate di giornali rimaste fino ad oggi sorde al problema. Sono quasi due anni che come parlamentare di Fratelli d’Italia, prima ancora che come ex ministro della Difesa, insisto a tutti i livelli, nessuno escluso, affinché si adotti una linea diversa da quella burocratica, o se si vuole al massimo giudiziaria-diplomatica, intrapresa dai nostri governi e risultata inutile se non addirittura suicida. La vicenda dei due fucilieri di Marina deve invece essere affrontata come una questione di preminente interesse e dignità nazionale, e senza una vera mobilitazione di tutto il «sistema Italia» risultano praticamente nulle le speranze che l’India ascolti le nostre sacrosante ragioni, prima tra tutte il riconoscimento della giurisdizione italiana. Ma i nostri governi hanno nascosto la testa sotto la sabbia e accettato ogni tipo di affronto e di dilazione dall’India. Lo si comprese sin dall’inizio, quando nessuna protesta delle autorità italiane venne avanzata per l’inganno con cui il mercantile era stato attirato dalle acque internazionali nel porto indiano. Per amor di Patria e in attesa del ritorno dei due marinai abbiamo finora soprasseduto a pretendere che venissero accertate le responsabilità di chi decise o consentì che la nave si consegnasse agli indiani. Ancora piu necessario sarà fare chiarezza sulle ragioni , forse assai poco nobili, per le quali i due marò un anno fa vennero rispediti come pacchi postali nelle fauci indiane nonostante la contrarietà dell’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, che per protesta si dimise e che oggi chiede che si coinvolga il Consiglio Atlantico e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Forse è tempo che su queste responsabilità si istituisca una apposita commissione parlamentare d’inchiesta. Ciò non toglie che oggi la cosa piu urgente è convincere il governo a cambiare completamente rotta. Occorre coinvolgere, anziché sedarla con continue bugiarde rassicurazioni, l’opinione pubblica italiana e mettere in gioco tutti i rapporti bilaterali con l’India.  Bisogna soprattutto mettere in discussione la nostra partecipazione alle numerose missioni di pace e sicurezza internazionali, ad iniziare da quella anti pirateria proprio nell’oceano indiano, qualora non dovesse arrivare una forte e decisiva collaborazione di tutti i Paesi amici e delle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte. Se, mentre in Italia trattiamo con l’India vendite di elicotteri e in Europa va avanti il negoziato per l’accordo Ue-India, si continuasse a trascurare la vicenda e i due marò abbandonati al loro destino, magari con l’annuncio «trionfante» del governo italiano da qui a qualche giorno che non rischiano piu la pena di morte ma forse “solo” l’ergastolo , se così dovessero andare le cose, resterebbe una extrema ratio: quella di candidare ed eleggere Salvatore Girone e Massimiliano Latorre al Parlamento europeo per costringere l’Europa ad intervenire, quantomeno a tutela del Quorum del Parlamento continentale. Personalmente sono pronto a riformulare la proposta che avanzai un anno fa prima delle elezioni politiche. Allora accettai di desistere responsabilmente su altissimo invito istituzionale poiché mi si chiese di «non intralciare il lavoro del governo ormai sul punto di riportarli in Italia». Dodici mesi dopo i marò sono ancora in India, minacciati addirittura di pena di morte. La speranza è che non sia necessario fare ricorso a questa soluzione e che tutto il “sistema Italia” ottenga che per questione di dignità nazionale e per il rispetto dovuto alle nostre Forze Armate, che ogni giorno nelle missioni internazionali fanno davvero qualcosa per la pace, i due marò possano prontamente rientrare in Patria. Di fronte all’atto di ingiustizia e di impunità indiana, il nostro governo intervenga nei modi e nelle sedi opportune e per una volta, se c’è, batta un colpo. O lasci il campo a chi non accetta che la dignità nazionale venga impunemente calpestata. di Ignazio La Russa Presidente di Fratelli d’Italia