Con internet si torna alla prima Repubblica: il Pdl lo capirà?

Partecipazione versus mobilitazione: due concetti che animano la politica. Ecco che ruolo ha il web
di Andrea Tempestinidomenica 16 giugno 2013
Filippo Facci visto da Vasinca

Filippo Facci visto da Vasinca

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Siamo abituati ai termini «partecipazione» e «mobilitazione» come se fossero la stessa cosa, ma la differenza - sostanziale per capire i guai del centrodestra - ce l’ha insegnata lo studioso Domenico Fisichella in suo un libro del 2010. Nella partecipazione è il pubblico a intervenire in politica, nella mobilitazione è la politica a intervenire sul pubblico. Nella partecipazione si attribuisce al pubblico un’autonomia che poi sfocerà in un processo politico, nella mobilitazione il pubblico è solo chiamato rumorosamente a subirlo. Nella partecipazione è la gente che chiede alla politica certi comportamenti, nella mobilitazione è la politica che li chiede alla gente. Ecco: dal 1994 a oggi il centrodestra è sempre stato tutto mobilitazione e zero partecipazione. Berlusconi è stato il più grande mobilitatore mai visto, un seduttore soprattutto televisivo (è il mezzo ideale) e così ha potuto fare e disfare, promuovere e cacciare, sciogliere e rifondare: questo appoggiandosi non a congressi ma a predellini. Berlusconi viceversa ha sempre respinto ciò che implicava partecipazione: forme di democrazia e dissenso, un partito strutturato, le primarie, un gruppo dirigente autonomo: insomma l’abc di tutte le destre democratiche, ciò che produce il famoso «radicamento» e magari dei candidati credibili. Internet sta reintroducendo una partecipazione come c’era nella Prima Repubblica: e quel residuo di gente ancora interessato alla politica - a partecipare, cioè - oggi la trovi in rete. Lo capiranno? di Filippo Facci @FilippoFacci