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Nicola Zingaretti a casa? Il Pd sale nei sondaggi: uno smacco per il segretario

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Zitto zitto, nel mezzo della tempesta virale, il Partito democratico sta scalando la classifica dei sondaggi (fonte: Ixè ) e si porta a meno di quattro lunghezze dalla vetta occupata dalla Lega di Matteo Salvini: 22,9 per cento (+0,4) contro il 26,5 (-0,5). La faccenda ha un che di misterioso e potrebbe essere liquidata con una battuta un po' brutale: tutto merito del segretario Nicola Zingaretti, che da quando ha incontrato il Coronavirus (sempre auguri di buona guarigione!) s' è eclissato dentro casa e ha via via dissolto nella mente degli elettori, fra l' altro, l'associazione tra il Pd e il suo faccione sorridente a Milano con improvvido spritz in mano #milanononsiferma, ricordate? Come a dire: meno si vede Zingaretti e più la gente, in assenza di alternative plausibili o possibili, si rifugia nell' usato sicuro che è il principale partito della sinistra italiana. Ma non bisogna essere troppo ingenerosi con il segretario e governatore della Regione Lazio; o se proprio si deve azzardare un' interpretazione non del tutto benevola, eccola: perfino la verità del fenomeno in atto prescinde dalle sue volontà.

In poche parole, il Pd sta veleggiando speditamente per due motivi fondamentali. Numero uno: è pur sempre il residuato fossile della vecchia "ditta" postcomunista (copyright Pier Luigi Bersani) che, finita la grande stagione dell' ubriacatura a sfondo liberal-personalistico targata Matteo Renzi, si è lentamente riassestato nel proprio alveo naturale; è una struttura sostanzialmente acefala nella quale dirigenti, ministri e cacicchi vari proliferano oggi indisturbati (dall' uomo forte di turno) e vanno a comporre un paesaggio nel complesso abbastanza rassicurante. Anche perché, non bisogna mai dimenticarlo, sul tronco dell' antico Pci-Pds-Ds si è innestato un robusto ramo del cattolicesimo progressista rappresentato dalla Margherita, a sua volta parzialmente erede del principale partito-Stato del Novecento post fascista: la Democrazia cristiana.

E così dicendo arriviamo alla seconda ragione che spiega il crescente consenso piddino: l' assenza di una concorrenza credibile nell' alleanza di governo. Malgrado la superstizione capziosa dell' uno-vale-uno, i Cinque stelle sono un Movimento anti statuale a sfondo carismatico popolato da persone con poca o nessuna esperienza, come si sta confermando in queste terribili settimane di emergenza sanitaria.

In condizioni eccezionali, e più ancora in un sistema bloccato come quello attualmente vigente in Italia, per lo meno nell' immediato i cittadini tendono a rifugiarsi nelle forze governative. I giallorossi, dall' incommentabile Giuseppe Conte in giù, godono perciò di un vantaggio non da poco (il cui calco negativo è nella flessione di Salvini) che si sta materializzando nelle rilevazioni demoscopiche. In questo quadro da stato d' eccezione il Pd ha una fortuna nella fortuna, vale a dire un minimo di classe dirigente riconoscibile e sperimentata, alcuni amministratori locali efficienti e mediatici, un' aura di rispettabilità istituzionale e una serie di collegamenti internazionali che offrono non soltanto l' illusione di poter essere in buone mani, quanto la certezza di poter finire in mani assai peggiori: quelle dei pentastellati.

Meglio insomma una ditta senza "dittatore" - specialità non ravvisabile in nessun altro partito italiano, in questa fase - di un movimento in decomposizione nel quale l' unico personalismo accettato dall' opinione pubblica è quello dell' avvocato Conte, al quale gli italiani ancora stanno condonando l' incresciosa gestione operativa e comunicativa della pandemia.

E qui arriviamo al punto forse più dolente della riflessione. Quanto potrà durare questa impennata di popolarità per i democratici, se continuano a sdraiarsi ai piedi dello staff di Palazzo Chigi rinunciando a far valere le prerogative per le quali l' elettore medio (in mancanza di urne raggiungibili a breve) sta premiando la ditta? Il progressivo scivolamento dell' Italia sul piano inclinato di una Repubblica depoliticizzata e governata via Facebook con decreti monocratici, mentre le tradizionali catene di comando statuali si ammalano o si sgretolano, alla resa dei conti non potrà essere imputato solo al Churchill di Volturara Appula e ai seguaci di Beppe Grillo. Il Pd cresca pure, dunque, ma faccia attenzione al fragore del tonfo comune che potrebbe attenderlo dietro l' angolo.

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