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Coronavirus, ecco i buoni spesa varati dal governo: chi riguardano, come funzionano

Salvatore Dama
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Arrivano i buoni spesa per le famiglie in difficoltà. Lo annuncia Giuseppe Conte in una conferenza stampa convocata per illustrare l' ennesimo decreto del governo. Il nuovo provvedimento dell' esecutivo è tutto mirato sui Comuni. Ci sono 4,3 miliardi per il fondo di solidarietà. E, con una ordinanza della protezione civile, si aggiungono 400 milioni da destinare alle persone che non hanno i soldi per fare la spesa. Saranno distribuiti dei buoni spesa oppure direttamente le derrate alimentari.

«Dobbiamo costruire una catena della solidarietà», spiega il premier, «nessuno sarà lasciato solo. Sappiamo che tanta gente sta soffrendo, ma lo Stato c' è». E invita la grande distribuzione a fare sconti a chi è in difficoltà. L' obiettivo è «assicurare liquidità a famiglie, imprese e lavoratori. E stiamo rivedendo le misure di protezione sociale ampliando le fasce da coprire». Il problema? La burocrazia. Che lega le mani a chi ha la responsabilità di decidere. Il paradosso è che, anche se lo Stato ci mette i soldi, non è nella condizione di spenderli.

«Siamo al lavoro per azzerare la burocrazia, stiamo facendo l' impossibile» giura Conte. Eppure è tutto fermo. A partire dal reperimento e la distribuzione dei dispositivi di protezione, che vengono consegnati alle Regioni con il contagocce. assalto ai mercati Ma non è quella l' unica urgenza. Specie al Sud, c' è gente disperata che assalta i supermercati e le banche. Non hanno soldi neanche per i generi di prima necessità. «Vi chiedo di comprendere il nostro sforzo», insiste Conte, «la macchina statale prevede procedimenti complessi, stiamo facendo l' impossibile per azzerarli». La ministra Catalfo e l' Inps, assicura il premier, «stanno lavorando senza sosta. Vogliamo mettere tutti i beneficiari della Cassa integrazione nella condizione di accedervi subito, entro il 15 aprile e se possibile anche prima». Sull' ipotesi di un reddito di emergenza, risponde il ministro Gualtieri. Si amplierà la platea destinataria del bonus di 600 euro, che sarà reso «più rapido, più efficace e più universale per chi non usufruisce di una fonte di reddito». Ma questa, spiega Conte, è soltanto una delle soluzioni al vaglio.

toni duri Nel contempo, il presidente del Consiglio torna a utilizzare toni molto duri verso l' Europa, finora poco recettiva nell' accogliere il grido d' allarme italiano. Ieri è arrivato il no della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ai Coronabond. Conte risponde a muso duro: «Il compito della proposta non è rimesso alla presidente della Commissione. Le proposte le elaborerà l' Eurogruppo. C' è un dibattito in corso. Qui c' è un appuntamento con la storia e tutti devono essere all' altezza. Io non passerò come uno che non si è battuto: lo farò fino alla fine per una soluzione europea». Ancora più duro Gualtieri: «Le parole di Von Der Leyen sui Coronabond sono sbagliate». Quella indicata nella lettera dei nove capi di Stato europei «è la risposta più adeguata per uno shock simmetrico sull' economia e tutti devono essere all' altezza della sfida, anche la presidente della Commissione europea».

Resta in sospeso la questione della ripartenza. Ieri Matteo Renzi ha proposto di riaprire un certo numero di attività per Pasqua. Ma Conte non si sbilancia. Per quanto riguarda le scuole, ricorda il premier, «lo ha detto il ministro Azzolina e confermo anche io che la sospensione delle attività didattiche proseguirà ragionevolmente: non c' è una prospettiva di tornare dopo il 3 aprile alle attività didattiche ordinarie. Quanto alla sospensione delle attività produttive non essenziali non sappiamo ancora, è ancora troppo presto. Dall' inizio della settimana inizieremo a lavorarci: il governo ha adottato questa misura col massimo senso della responsabilità».

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