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Giuseppe Conte, il retroscena dal Pd: "Non possiamo farci trovare impreparati". Dopo il virus lo mandano a casa?

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"Non possiamo farci trovare impreparati". Nel Pd guardano già al dopo-coronavirus, che sarà necessariamente un oltre-Conte. Il piano del premier è chiaro: sfruttare queste settimane di emergenza (e solidarietà) nazionale per garantirsi un futuro da leader, magari con un proprio soggetto politico autonomo. Tra i dem, spiega un retroscena del Giornale, non ci stanno, anche perché la gestione dell'epidemia da parte del premier ha lasciato perplessi molti dei cosiddetti "alleati" della maggioranza giallorossa. 

 

 

 

Finito il disastro sanitario, ci sarà quello economico, forse ancora più pesante e duraturo, "Stiamo di fronte a qualcosa di grosso. È una crisi che davvero segna un'epoca", ripetono personaggi come Romano Prodi al segretario dem Nicola Zingaretti, appena ripresosi dal contagio. Più o meno la medesima posizione di Mario Draghi. Di fronte a questo scenario, è stato proprio il Pd (e contro la volontà del M5s) a premere con Conte per una "cabina di regia" con le opposizioni, quasi un antipasto di governissimo.  Ma il premier si considera l'uomo della ricostruzione, al di là di ogni equilibrio politico. Ragionamento sbagliato, perché il Pd per la fase-rilancio pensa ad altri nomi da utilizzare come "commissario straordinario". Non sarà Roberto Gualtieri, ministro dem dell'Economia, perché al Nazareno "c'è il timore di non intestarsi da soli, con in 5 Stelle sfarinati e Renzi che gioca solo per sé, il peso politico della ricostruzione", che si tradurrà in tasse e manovre lacrime e sangue. Ma Conte non potrà restare solo a godersi la vetrina (pur scomoda che sia. Serve un colpo di fantasia, che il "cigno nero" del virus può paradossalmente favorire.

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