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Giuseppe Conte a Bergamo contro un giornalista: "I decreti allora li scriva lei". La Lega: "Arroganza pura"

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La visita di Giuseppe Conte in Lombardia ha creato non poca indignazione. Il premier si è presentato, ben dopo la fase più acuta dell'emergenza da coronavirus, a Bergamo. Ad attenderlo diversi giornalisti con il dente avvelenato. "Per quanto riguarda la zona rossa nei due comuni bergamaschi (Alzano e Nembro, ndr) - risponde a una delle domande -, nel momento in cui era stata proposta, è stata subito considerata. E abbiamo cercato di esaminare meglio le ragioni, sulla base però di un contagio che appariva già diffuso non solo nei due Comuni. Ma anche a Bergamo c’erano dei contagiati e un po’ in tutta la Lombardia". E ancora: "Abbiamo subito chiesto un parere al Comitato tecnico scientifico. E la sera del 5 marzo è arrivata la relazione. Il 6 mi sono precipitato alla Protezione civile a discutere con loro qual era la situazione. E la sera del 7 marzo ho firmato il Dpcm che estendeva la zona rossa a tutta la Lombardia".

Immediata l'osservazione di un giornalista che insinua qualche dubbio circa il fatto che il premier premier stia confondendo la zona rossa con quella arancione. A quel punto Conte, che alle contraddizioni non è avvezzo, si scalda: "Ascolti – replica stizzito – zona rossa nella misura in cui dal 7 non è stato possibile più spostarsi neppure all’interno del Comune. Guardi se lei un domani avrà la responsabilità del governo scriverà lei i decreti e assumerà tutte le decisioni". 

 

 

Una risposta indispettita che non è passata inosservata alla Lega: "Giuseppe Conte conferma che gli era stata chiesta la zona rossa per la Bergamasca. Ma ha preso tempo e ha deciso di non farla. Confonde, inoltre, il concetto di zona rossa (modello Codogno – Vo Euganeo) con quello di zona arancione. E ai giornalisti che glielo fanno notare risponde stizzito. L’arroganza pura" scrive sulla sua pagina Facebook il partito di Matteo Salvini.

 

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