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Giulio Gallera, Lorenzo Mottola: il nuovo divertimento? Picchiare l'assessore

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Facciamo un breve riassunto. Dall'inizio della pandemia ci è toccato prender nota di ogni tipo di delirio. Illustri virologi che definivano il Coronavirus un raffreddorino. Altissimi dirigenti del ministero della Salute che diffondevano circolari nelle quali suggerivano di non mettersi la mascherina. Cattedratici dell'Istituto superiore di sanità che sconsigliavano alle Regioni di fare tamponi a tappeto. Massimi esponenti del governo che tuonavano contro chi parlava di quarantene per i viaggiatori in arrivo da Wuhan, un provvedimento considerato grottesco e razzista. Governatori e sindaci che, mentre cominciava l'assalto ai pronto soccorso, organizzavano aperitivi in piazza e si facevano pure fotografare al brindisi con tanto di sorrisone ebete. Un presidente del Consiglio che supervisionava su questo consesso di cervelli annunciando che eravamo «prontissimi» per ogni evenienza. E alla fine l'unico invitato a dimettersi è un assessore regionale fatto a pezzi per aver detto una cavolata in un filmato su internet? Bizzarro. 

 

SCHIAFFONI
Il responsabile lombardo al Welfare, Giulio Gallera, nelle ultime 48 ore è diventato la sputacchiera del web, sottoposto a uno schiaffo del soldato collettivo per colpa di un video nel quale dà una spiegazione dell'indice di contagio che, in effetti, non sta né in cielo né in terra. È andato in confusione, dice di aver cercato di semplificare il tema ma il risultato è pessimo. In sostanza, a sentir lui, sembra che in questi giorni per contrarre la malattia sia necessario trovarsi nella stanza con due infetti. Mentre ovviamente il senso è: se l'indice è allo 0,5%, significa che per ogni dieci contagiati il morbo verrà trasmesso in media ad altre 5 persone. D'altra parte il primo errore del politico forzista - la cui celebrità è esplosa negli ultimi mesi - è proprio la sovraesposizione mediatica: chiunque alla duecentesima ora di diretta rischia di dire qualche stupidaggine. È capitato a tutti: conosciamo epidemiologi che hanno chiamato il Covid «un'influenzetta» e nonostante ciò continuano a sdottorare in televisione, alcuni ottenendo perfino rubriche sui quotidiani. Magari quegli stessi quotidiani che ora chiedono le dimissioni di Gallera. È capitato pure ai tecnici di Roberto Speranza, che sul sito istituzionale del ministero della Salute scrivono: «Se il tasso fosse 0,7 significherebbe che una persona non contagerà più nessuno e l'epidemia sarebbe contenuta». Altra bestialità. Oltre a questo, però, c'è la pratica. 

 

L'ALTRA FACCIA
Gallera si dovrebbe giudicare da quel che ha fatto. In effetti l'assessore è uno dei pochissimi cheprima che il Corona dilagasse, con Attilio Fontana, aveva provato a lanciare allarmi, suggerendo chiusure e quarantene. Le uniche misure che avrebbero potuto evitare il disastro. Perché è chiaro che questa crisi con la qualità delle strutture sanitarie non c'entra, altrimenti sarebbe stata strage a Crotone e calma piatta a Brescia. Se è successo l'opposto (senza negare gli errori fatti, molti dovuti al caos dell'emergenza) è perché la sola contromisura possibile contro la febbre cinese è stata la clausura, l'interruzione dei collegamenti. E per quanto qualcuno provi a insistere con la campagna contro Regione Lombardia, questo concetto pare chiaro a tutti. L'immagine degli ospedali del Nord non è stata intaccata e lo dimostra un fatto: a Milano hanno già ricominciato a ricevere prenotazioni per visite e interventi per i prossimi mesi. Perfino al termine di una pandemia, gli italiani non hanno smesso di fidarsi della sanità del Nord. A prescindere dai video su Internet. E a prescindere dalle richieste di commissariamento che i fan di Toninelli e Di Maio avanzano. Vogliono imporre un loro collega? Bene, la certezza è che in ogni caso le uscite deliranti triplicheranno. riproduzione riservata.

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