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Giuseppe Conte, l'indagine sulle zone rosse: perché potrebbe entrare da testimone e uscire da indagato

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Altro che Stati generali: domani Giuseppe Conte potrebbe entrare in procura a Bergamo come persona informata sui fatti e uscire indagato per epidemia colposa. Lo scrive Dagospia, che rilancia la ricostruzione di Repubblica sulle reazioni di Palazzo Chigi alla chiamata dei pm, ai quali il premier dovrà spiegare perché non erano state istituite le zone rosse a Nembro e Alzano, nonostante la richiesta esplicita di Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss.

 

 

“Non sono affatto preoccupato”, è stato il primo commento pubblico di Conte. Repubblica parla di “scelta politica insindacabile”, dando credito alle convinzioni di Palazzo Chigi: “Non c’era un manuale da seguire nella gestione della crisi, ma decisioni da prendere giorno per giorno”. “In quelle ore però non è stato fatto neanche un Cdm come per Codogno - ricorda alla Cuzzocrea un esponente di governo - erano i giorni dei dpcm, delle scelte solitarie”. Secondo Repubblica nell’esecutivo è diffuso il sospetto che non ci fossero abbastanza forze dell’ordine per istituire una nuova zona rossa. Di certo c’è che adesso Conte è coinvolto in un’indagine come testimone, ma non è escluso che dopo il colloquio con i magistrati possa trasformarsi in indagato. 

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