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Giuseppe Conte e Di Maio, crisi in autunno. Il retroscena: "Il 27 luglio il premier e la Meloni si incontreranno, e..."

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La sfida all'Ok Corrall tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è prevista per l'autunno quando certi dei risultati elettorali si farà la conta anche in parlamento. Tra i due non scorre buon sangue è come scrive Francesco Verderami sul Corriere della Sera "tra i due il derby di potere si proietta ormai da tempo in ogni campo, comprese le nomine in Rai. Ma il principale obiettivo è il controllo dei gruppi parlamentari grillini, che saranno decisivi quando il duello verrà formalizzato e si capirà quanto sta già accadendo. Perché la battaglia di posizionamento è in corso, in un gioco di alleanze che va oltre i confini della maggioranza. Il premier sente il rumore del nemico, che 'pensa di farmi fuori ma si sbaglia'.

 

 

E allora avvia la conta dei supporter nel Movimento, fuori e dentro il governo. Chiede al diccì Tabacci di organizzargli una pattuglia in Parlamento. E intanto si appresta a minare la legislatura, per farla saltare se lui dovesse cadere. Con l'appoggio di un pezzo del Pd". La crisi appunto si dovrebbe risolvere in autunno con il ricorso alle urne sfruttando l'immagine di Conte come nuovo leader del centrosinistra ma nell'aria riformista del Pd l'idea non piace "e additano in Bettini l'anima rossa di un disegno che - in caso di sconfitta elettorale - comunque riporterebbe nell'alveo della sinistra quel pezzo di opinione pubblica che aveva scelto il Movimento. È ovvio che un simile progetto necessita in Parlamento di un supporto nel fronte avverso".   

Serve dunque un appoggio nel centrodestra e la candidata ideale è Giorgia Meloni che da mesi dice di tornare alle urne. Il 27 luglio a presentare il Rapporto sull'interesse nazionale curato dalla Fondazione Farefuturo, sono stati invitati a discuterne la Meloni e Conte. Non a caso. Il ministro degli Esteri non sta con le mani in mano e si avvicina a Matteo Renzi e Gianni Letta.  "L'auto-referenzialità di Conte, scrive il Corriere, "è vissuta come una minaccia per ciò che resta del Movimento, che senza una propria e visibile iniziativa politica rischia di venire distrutto. E sotto le macerie ci resterebbe anche Di Maio, che vede M5S davanti a un bivio: rifluire nell'ortodossia o fare i conti con il governo del Paese".

"Questa è la strada che il ministro degli Esteri ha intrapreso, smettendo progressivamente i panni dell'anti-casta e tentando di assumere un profilo sempre più istituzionale. Perché, nel suo modo di ragionare, l'evoluzione governista del progetto grillino impone di confrontarsi con tutti, persino con i poteri forti, anche per non lasciare questo spazio solo a Conte. E per sconfiggerlo quando arriverà il momento, ha serrato le file dei gruppi parlamentari ed è andato a parlare con Draghi".

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