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Giuseppe Conte, niente accordo con Rutte sul Recovery fund. Retroscena: opting out o ricorso in Tribunale, la fine dell'Unione europea

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Niente accordo sul Recovery Fund a Bruxelles, con il Consiglio Ue che riunirà di nuovo alle 12 dopo 2 giornate di trattative frustranti. Il nodo insormontabile sembra essere il diritto di veto richiesto da Mark Rutte, premier olandese in posizione solitaria anche rispetto agli altri paesi "frugali". La bozza del presidente del Consiglio Ue Charles Michel prevede una redistribuzione all'interno dei 750 miliardi di aiuti tra prestiti e fondo perduto, e l'opzione del "freno d'emergenza", versione soft di quanto richiesto da Rutte: la possibilità, cioè, di bloccare l'erogazione di fondi a un Paese nel caso non rispetti il piano di riforme.

 

 

 

Una posizione assolutamente sindacabile che fa sospettare la fregatura a Giuseppe Conte. E secondo vari retroscena, il premier italiano sarebbe disposto a giocarsi due assi, il tutto per tutto. Il primo è il cosiddetto "opting out", già suggerito da Enrico Letta. Si tratterebbe di un accordo a soli 26 paesi che terrebbe fuori l'Olanda sia dagli aiuti post Covid sia dal relativo meccanismo di controllo. Mossa cavillosa che potrebbe avere una conseguenza devastante: l'uscita del Paese dall'Unione, una Brexit 2. Il secondo è uno scenario ancora più estremo: Conte starebbe pensando di presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea per dimostrare come  la posizione dell'Olanda violi il diritto comunitario e sia incompatibile con i trattati europei.

 

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