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Matteo Renzi, Giuseppe Conte e il nuovo partito di centro che vale il 10%: grandi manovre dietro le quinte

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Quanto vale un partito di centro? È la domanda che ciclicamente viene riproposta da quando la Democrazia cristiana è scomparsa, lasciando un vuoto che nessuno sembra essere riuscito a colmare a livello elettorale. Diversi sondaggisti ritengono che un contenitore centrista vale tra il 7 e il 10 per cento in caso di ritorno al proporzionale. Lo scrive il Corriere della Sera, che nell’edizione odierna definisce le regionali come un banco di prova: “Non a caso qua e là fioccano liste civiche di rito democristiano. In Campania sono scesi in campo Clemente Mastella, Ciriaco De Mita e Paolo Cirino Pomicino con tre liste a sostegno di Vincenzo De Luca”.

 

 

A convergere verso il centro sono innanzitutto Carlo Calenda e Matteo Renzi, che con i loro partiti personali a stento arrivano al 3%: uno vuole essere il centro del centrodestra, l’altro del centrosinistra. E poi c’è un pezzo importante di Forza Italia che non vuole indossare la casacca del salvinismo e del sovranismo. Il Corsera cita anche Giuseppe Conte, tirato per la giacca da destra e sinistra: non a caso sarà insieme a Silvio Berlusconi al convegno annuale della Dc, che si terrà dal 9 all’11 settembre a Saint Vincent. “Qualcuno sa dirmi le differenze tra quello che diciamo noi e ciò che dice Mara Carfagna, Carlo Calenda o Emma Bonino? Nessuna - ha dichiarato Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato - Perché stare su fronti opposti?”. Qualcosa si sta muovendo, ma da qui a fondare un nuovo partito di centro la strada sembra piuttosto lunga e piena di ostacoli. 

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