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Valentina Cuppi, il presidente del Pd che c'è ma non si vede: esibita come un trofeo e poi nascosta

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Alberto Busacca
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Valentina Cuppi c'è ma non si vede. Un po' come il trucco in uno spettacolo di magia. Se di primo acchito il nome non vi dice nulla, non preoccupatevi. Non siete gli unici. Eppure questa ragazza di 36 anni, sposata e con un figlio, insegnante di storia e filosofia, è, almeno sulla carta, una che conta parecchio. Perché qualche mese fa è diventata presidente del Partito democratico, prendendo il posto di un peso massimo come Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio e attuale commissario europeo agli Affari economici. Mica pizza e fichi. L'elezione della Cuppi risale al 22 febbraio scorso. Il Pd, da sempre in mano ai maschi nonostante le belle parole sulla parità di genere, aveva il disperato bisogno di mettere una donna su una poltrona "pesante". E così dal cilindro hanno pescato lei, nonostante fino al giorno prima non fosse nemmeno iscritta al partito. Giovane, vicina alle Sardine, dal 7 giugno 2019 sindaco di Marzabotto (luogo della strage nazista dell'autunno 1944), Valentina era perfetta per incarnare il nuovo corso dei democratici: femminista, movimentista e antifascista.

Sponsor della Cuppi è stato direttamente il segretario Nicola Zingaretti. Che lanciandola spiegava: «Credo che Valentina possa rappresentare al meglio il percorso di apertura che stiamo costruendo insieme a tutta la nostra meravigliosa comunità democratica. Sarà affiancata dalle vicepresidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani e per la prima volta al vertice del partito ci saranno tre donne». Già, formalmente è così. Solo che poi le tre moschettiere sono state dimenticate in fretta e il potere, nella «meravigliosa comunità democratica», è rimasto tutto nelle mani degli uomini di casa.

 

 

IL CORONAVIRUS
Certo, la sfortuna, per Valentina, è stata anche quella di essere eletta proprio mentre stava scoppiando l'emergenza coronavirus. Eppure il Covid poteva pure essere un'occasione per mettersi in mostra. Ricordate? A inizio marzo Zingaretti ha rivelato in un video di essersi contagiato, e ha dovuto mollare per un po' le redini del Pd. Largo alle donne, quindi? Neanche per sogno. Le tre signore «per la prima volta al vertice del partito» sono rimaste tutte alla finestra, sopraffatte mediaticamente dall'agguerrito vicesegretario Andrea Orlando. E così, a quasi sei mesi dal suo ingresso nella politica che conta, la Cuppi non è ancora riuscita a lasciare una traccia. Forse sta facendo bene la sindaca di Marzabotto (bisognerebbe chiederlo ai suoi concittadini) ma come presidente del Pd è quanto meno impalpabile. L'esordio, va detto, non faceva ben sperare. Pronti via, durante il primo discorso la Cuppi ha incensato la sgangherata truppa di Mattia Santori: «La voglia di incontrarsi e di far sentire le proprie voci l'abbiamo vista in tante piazze, in tante manifestazioni organizzate dalle Sardine, che dobbiamo davvero ringraziare, perché sono riuscite a fare emergere con forza dirompente la voglia di partecipazione delle persone». Sarà. Ma il rischio è che, oltre alla voglia di partecipare, la sindaca di Marzabotto abbia preso dai pesciolini pure l'inconcludenza. Lei, in realtà, ogni tanto ci prova a dire la sua, anche se compagni e giornali fiancheggiatori praticamente la ignorano. Negli ultimi giorni, ad esempio, ha parlato di tutte le cose che sembrano interessarle: migranti, antifascismo e questione femminile. Leggiamo il Cuppi-pensiero.

ASSO NELLA MANICA
Partiamo dall'immigrazione. «L'urgenza di evacuare i centri di detenzione in Libia», ha spiegato, «esiste già da troppo tempo e non si può perdere un attimo di più». Per questo, ha aggiunto, bisogna attivarsi da subito «per aprire con l'Ue corridoi umanitari che tutelino la vita delle persone». Proseguiamo con un po' di antifascismo a proposito dell'idea di dedicare una piazza congiuntamente a Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante: «Siamo alla più totale forma di indecenza, ad un vigliacco tentativo di equiparare un fascista ad un uomo straordinario. Perché non può in alcun modo esistere, come proposto da un consigliere di Fratelli d'Italia nel Comune di Terracina, una piazza che sia dedicata contemporaneamente a Berlinguer e Almirante. Di per sé non dovrebbe esistere una piazza dedicata ad Almirante, collaboratore dei nazisti».

 

 

Infine, una spolverata di orgoglio rosa: «Una bella notizia. È stato approvato un provvedimento che garantirà parità di genere alle regionali in Puglia. Dobbiamo essere uniti in questa battaglia. Una battaglia che va oltre al genere, una battaglia contro ogni discriminazione, nel segno dell'eguaglianza sancita dalla nostra Costituzione». Ecco qui. Peccato che poi, nella "ditta", conti perfino meno di Cuperlo e Martina. Almeno per il momento, però. Perché Valentina ha un asso nella manica. Come spiegato nei mesi scorsi da Linkiesta, lo statuto del Partito democratico, recentemente cambiato, dice che all'avvio della fase congressuale «la gestione ordinaria è affidata al presidente». Quindi, per qualche mese, il Pd potrebbe averlo in mano lei. E allora i suoi non potranno più far finta che non esista.

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