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Furbetti del bonus, "dossieraggio riuscito": dopo i nomi dei leghisti, così si salvano gli altri deputati

La Camera

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“Come prevedibile, dopo aver rivelato i nomi dei leghisti, per tutti gli altri scattano le leggine e i regolamenti a tutela. Dossieraggio riuscito”. Così Claudio Borghi ha amaramente commentato l’inchiesta dell’HuffPost sui furbetti del bonus 600 euro, che l’Inps destinava ai lavoratori autonomi ed alle partite Iva in crisi economica a causa dell’emergenza coronavirus. Tutti i partiti hanno promesso che avrebbero scovato e punito i cinque deputati furbetti: tre di loro si sono autodenunciati (Andrea Dara e Elena Murelli della Lega, Marco Rizzone dei 5 Stelle), mentre l’identità degli altri due è ancora ignota.

L’HuffPost cita “fonti parlamentari di primissimo livello” che parlano di un vicolo cieco: la commissione Lavoro alla Camera ha formalmente richiesto all’Inps di rendere noti i nomi dei deputati che hanno fatto richiesta o che hanno percepito il bonus, ma l’istituto diretto da Pasquale Tridico ha fatto sapere che non è possibile svelare i nomi dei due che hanno soltanto richiesto i soldi. “Le norme sulla privacy - si legge sull’HuffPost - impediscono di rendere pubblici i dati dei richiedenti. E in assenza di un base normativa che permetta di superare questo divieto ne consegue che l’identità dei due deputati non può essere resa nota. Anche nelle due comunicazioni che il Garante della privacy ha inviato all’Inps si fa riferimento alla possibilità di rendere noti i dati dei ‘beneficiari’, non dei richiedenti”. 

 

 

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