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Attilio Fontana svela a Libero il gioco sporco di grillini e M5s: "Mani sulla Lombardia"

Fabio Rubini
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Reduce da vacanze «molto brevi, ma riposanti», Attilio Fontana per il suo ritorno sulla scena (la presentazione del Gp di Monza) è tornato a sfoggiare la barba brizzolata che portava prima della sua candidatura a governatore della Lombardia. Un cambio di look che forse rappresenta un modo per dire che da settembre si riparte a testa bassa, lasciandosi alle spalle, pur senza dimenticarli, i mesi più bui della crisi sanitaria mondiale. Dopo quei giorni, con gli assalti mediatici a Palazzo Lombardia e le strumentalizzazione di un'opposizione Pd-M5S sempre più in difficoltà, Fontana sa che c'è da rimboccarsi le maniche perché, se possibile, la fase della ripartenza sarà anche più complicata di quella della pandemia.


Governatore, il peggio sembra essere alle spalle. Lei però fin dai primi giorni si è distinto per sano realismo. È stato il primo a farsi vedere con la mascherina, non ha perso tempo con aperitivi e appelli a ripartire e nonostante le critiche ha avuto ragione. Come vede la situazione in previsione dell'autunno?
«Io sono ottimista. Mi sembra che un po' dappertutto ci sia la disponibilità e la convinzione di farcela. Anche i numeri sembrano andare in quella direzione».

A proposito di numeri. C'è una cosa che è difficile da capire: se i contagi aumentano in Lombardia è un dramma. Se lo fanno in Emilia o nel Lazio non ne parla nessuno. La stessa disparità di trattamento si registra anche sulle questioni più tecniche. Gli appalti della Lombardia sono passati al setaccio e finiscono in prima pagina. Se, invece, Zingaretti si perde per strada qualche milione di euro di mascherine, nessuno dice nulla. Perché succede questo?
«In tutta questa vicenda la Lombardia è stata trattata in maniera scorretta. Spesso sono state descritte situazioni non vere o travisate. È stato sgradevole, perché in situazioni come questa bisognerebbe sempre fare riferimento al senso civico e non a quello di parte. Invece, appena è finita l'emergenza è partita la caccia al colpevole».

Anche una certa politica ha dato il peggio di sé con attacchi violenti, smentiti poi dalla realtà dei fatti...
«Dobbiamo essere sinceri e dire che in questa vicenda gran parte della comunicazione si è schierata apertamente contro la Lombardia. Hanno attaccato me e la mia giunta nel tentativo di metterci in difficoltà e di farci cedere».

Perché è successo questo secondo lei?
«Vogliono mettere le mani sulla Lombardia, una regione che non è mai stata di sinistra e tantomeno grillina. Ma sa cosa le dico? Non ci riusciranno nemmeno questa volta».

Lasciamo le polemiche politiche e concentriamoci sul futuro della Lombardia. Partiamo dall'attualità e dalle scuole che partono il 14 settembre. Se il problema delle aule sembra sotto controllo, quello del trasporto pubblico di studenti e insegnanti è ancora nel caos. A che punto siete nelle trattative col governo?
«Riaprire le scuole è fondamentale, non farlo sarebbe stato un messaggio molto negativo per il Paese. Per quanto riguarda i trasporti invece la soluzione non c'è ancora. Pare che da parte dei tecnici del governo ci sia la disponibilità ad aumentare la percentuale di riempimento dei mezzi di trasporto, ma anche se si arrivasse al 75% non sarebbe sufficiente per trasportare tutti».

Qual è la sua proposta per provare a risolvere il problema?
«Quella di studiare ingressi scaglionati che possano consentire alle agenzie del Tpl di garantire a tutti il trasporto».

Molti dirigenti scolastici hanno lamentato di essere stati lasciati soli dal governo. Ha avuto la stessa impressione?
«Diciamo che da parte dell'esecutivo non c'è stata la capacità di avere un'idea, di scegliere una strada e di seguirla. Per questo siamo in ritardo rispetto a una soluzione da trovare».

L'altra grande sfida sarà quella della ripartenza economica. La Lombardia ha messo in campo investimenti per 3,5 miliardi di euro. Una montagna di soldi per far ripartire i cantieri pubblici e dare respiro alle aziende in difficoltà. Basterà?
«Per me la chiave della ripresa sta in una legge che andrà in aula alla ripresa dell'attività, quella sulla Semplificazione».

Governatore se ne parla da anni. Sarà la volta buona? E poi perché questa riforma è così centrale?
«Perché ribalta il paradigma nei rapporti tra cittadino ed ente pubblico. Al di là dei contenuti tecnici, questa legge di riforma dice una cosa molto semplice: io mi fido dei cittadini lombardi e non li costringo più a riempire centinaia di fogli per poter iniziare un cantiere o fare un lavoro. Basterà un'autocertificazione per partire. Poi sarà compito della Regione controllare che quanto dichiarato sia vero e in caso contrario intervenire. Ma è chiaro che facendo così chi lavora risparmia tempo e risorse che adesso deve impegnare solo per compilare carte su carte. In questo modo le imprese potranno concentrarsi solo sul lavoro da fare».

Sembra tenerci molto...
«Sì, perché le norme contenute in questa legge sono frutto di numerosi colloqui con imprenditori ed economisti e tutti ci hanno chiesto di intervenire sulla semplificazione della burocrazia, perché non è possibile metterci anni per poter progettare e far partire un'opera».

A proposito di cantieri. Lei e i suoi colleghi governatori non sembrate entusiasti di come il governo sta gestendo i piani per accedere al Recovery Fund dell'Unione Europea. Perché questa freddezza?
«Fin da subito abbiamo chiesto al governo di essere coinvolti nelle decisioni, perché le Regioni conoscono meglio dell'esecutivo i territori e le loro esigenze. Invece al momento non siamo stati interpellati. Se da Roma continueranno con questo atteggiamento sarà difficile essere soddisfatti».

A settembre oltre alla scuola ripartirà anche lo sport. Nei giorni scorsi si è detto pronto a riaprire al pubblico anche gli impianti. A che punto è la delibera?
«È pronta. Non l'ho ancora firmata perché questo mi sembra un tema di carattere nazionale e sarebbe utile che il governo se ne facesse carico, in modo da stabilire regole uguali per tutti e non creare disparità. Ne ho parlato col ministro Boccia. Aspetto una risposta tra domani e mercoledì. Se non arriva o se dovessi accorgermi che il governo prende tempo però, sono pronto a firmarla».

Parliamo della sua Varese. Salvini ha chiesto a Roberto Maroni di candidarsi sindaco. Lei che l'ha fatto per dieci anni, che ne dice, è una buona idea?
«Sarei molto contento per Roberto che è innanzitutto un amico. Lui che è stato un grande ministro dell'Interno avrebbe certamente la capacità e l'esperienza per fare il sindaco di Varese. E poi, guardi, è importante rivincere in quella città per invertire la rotta. Dopo quattro anni, il bilancio del governo di centrosinistra è a dir poco deficitario».

Governatore, un'ultima cosa: se oggi dovesse dare un messaggio ai lombardi, cosa direbbe loro?
«Direi due cose. Uno: concentriamoci sulla ripartenza. Due: facciamolo con ottimismo, perché girando tra i lombardi vedo disponibilità e convinzione di potercela fare».

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