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Virginia Raggi, "finale alla Trump". Terremoto in giunta a Roma, la sindaca ritira le deleghe al suo vice Bergamo

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Un "finale alla Donald Trump" per il sindaco di Roma Virginia Raggi. Il dem Filippo Sensi ironizza ma al Campidoglio va in scena un terremoto in salsa M5s: a pochi mesi dalle elezioni, la Raggi ritira le deleghe a due pezzi grossissimi della sua giunta, il vicesindaco Luca Bergamo e l'assessore allo Sviluppo economico Carlo Cafarotti, avocando a sé le deleghe alla Crescita culturale e Sviluppo economico, Turismo e Lavoro. Una decisione, spiega il primo cittadino, che "non è legata a dissapori ma a diverse visioni politiche per il futuro di Roma, che non hanno trovato una sintesi". Il tutto va però letto in un contesto più ampio, quello cioè della corsa al bis della stessa Raggi, che si ricandiderà a sindaco della Capitale nonostante i dubbi (se non la guerra sotterranea) di buona parte dei 5 Stelle. 

 

 

 

Al di là del rimpasto (possibile la "promozione" dell'attuale assessore al personale Antonio De Santis come vicesindaco e Andrea Coia, presidente della Commissione attività produttive, al commercio), a pesare è la motivazione data dalla Raggi: "Ci sono diversità di visioni politiche per il futuro di Roma. Ne abbiamo discusso di recente senza riuscire a trovare una sintesi". Non è un caso che Bergamo fosse tra i meno entusiasti della ricandidatura della sindaca, che incrinerebbe la possibilità di una alleanza con il Pd sul modello di quanto sta accadendo in Parlamento. 

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