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Matteo Salvini, non solo Zaia e Giorgetti. Ecco chi nella Lega vuole Mario Draghi

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“Se c'è una squadra all'altezza e un progetto chiaro partecipiamo assolutamente”: la prima apertura di Matteo Salvini a un eventuale governo Draghi è arrivata ieri sera durante l’intervista di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Fino a quel momento il leader della Lega non era mai stato molto chiaro su un ipotetico governo istituzionale. La frase che ripeteva più spesso era: “La via maestra sono le elezioni”. Proprio come Giorgia Meloni. Adesso, però, il segretario del Carroccio – a differenza della sua alleata – pare aver fatto qualche passo indietro. “Se sarà Draghi a portare stabilità noi daremo il nostro contributo”, ha continuato dalla Gruber, aggiungendo comunque che “la parola dovrà tornare prima possibile agli italiani”. E mettendo in ogni caso dei paletti: “Un governone tutti insieme dalla Boldrini, a Zingaretti, alla Lega, ai Cinquestelle sarebbe improponibile”. E infatti anche oggi Salvini ha posto una condizione: “Draghi dovrà scegliere tra Lega e Grillo”. 

 

 

 

Cosa, o meglio chi, avrà spinto Matteo Salvini tra le braccia dell’ex presidente della Bce? Portandolo a smarcarsi da Giorgia Meloni e ad ascoltare Mario Draghi? È ormai certo infatti che il centrodestra andrà diviso alle consultazioni.  Stando al retroscena di Augusto Minzolini sul Giornale, il leader leghista sarebbe stato spinto e influenzato soprattutto dai governatori e dagli industriali del Nord. E non è difficile immaginare che tra questi ci sia anche il presidente del Veneto Luca Zaia. Fin da subito, infatti, il governatore ha negato l'esistenza di pregiudizi su Draghi. E oggi, dopo l’apertura del segretario del Carroccio, ha dichiarato: “Vedo da parte di Salvini il senso di responsabilità”. Approvazione totale insomma. 

 

 

 

A favore dell’ex numero uno della Bce c’è poi un altro pezzo pesante della Lega, il vicesegretario di partito Giancarlo Giorgetti. “Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo. Uno come lui non può stare in panchina”, ha detto oggi. Mostrando di non avere dubbi sulle competenze del premier incaricato e lasciando intendere chiaramente come dovrebbe comportarsi la Lega durante il voto di fiducia.  

 

 

 

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