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Mario Draghi "stasera non parla". E Grillo dà il via al voto su Rousseau: questo è il segnale

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"Stasera Mario Draghi non parla". Deluso chi si aspettava una accelerazione, ma forse quella del premier incaricato è solo prudenza istituzionale. La delegazione del Wwf ha fatto trapelare una indiscrezione dal confronto con l'ex governatore della Bce per le consultazioni: "Il Ministero per la transizione ecologica si farà". Ed è quello che il Movimento 5 Stelle si attendeva. "L'assist" del futuro premier a Beppe Grillo, che martedì sera aveva bloccato a sorpresa la votazione online degli attivisti pentastellati sulla piattaforma Rousseau in cui si chiede se appoggiare o meno il nuovo governo. Votazione che ora però può partire: da mercoledì sera, per 24 ore, i 44mila grillini duri e puri potranno esprimere il loro parere e, almeno così sperano i vertici a 5 Stelle, confermare la linea politica decisa a Roma.

 

 

Una frenata pesantissima, che sembrava poter bloccare la nascita dell'esecutivo e che sembrava uno sgarbo a Draghi e Mattarella. Qualcuno addirittura aveva ipotizzato che Grillo, magari con l'appoggio del Pd, volesse fornire al premier incaricato il tempo necessario per elaborare una maggioranza senza Matteo Salvini, per tornare alla "formula Ursula" che avrebbe di certo indorato la pillola agli elettori del Movimento e dei democratici.

 

 

 

I retroscena romani definivano Draghi "furioso", ma l'apertura al Superministero verde proposto da Grillo (anche se non ancora ufficiale) va letta proprio come una mano tesa ai 5 Stelle, che ora ambiscono ad occupare la poltronissima che nascerà dalla fusione di Ambiente e Sviluppo economico. Una bandierina da sventolare e una carta spendere per la votazione su Rousseau e nei giorni successivi. Intanto è arrivato anche il messaggio di Giuseppe Conte, che ormai parla a tutti gli effetti da grillino: “Se fossi iscritto a Rousseau voterei sì perché ci sono tali urgenze che comunque è un bene che ci sia un esecutivo”. L’ex premier fa quindi parte dell’ala dei governisti, che in caso di vittoria del no sulla piattaforma potrebbe anche spaccarsi da quella non governata e sostenere comunque Draghi. 

 

 

 

 

 

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