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Coronavirus, scuole e didattica in presenza: "Chiesto un parere al Cts", verso nuove chiusure?

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Non solo le cinque regioni che da lunedì passeranno in zona arancione o rossa. Il governo di Mario Draghi starebbe pensando anche a provvedimenti più duri, estremi. Ad ulteriori chiusure nella battaglia contro il coronavirus, che con le varianti è tornato a picchiare duro un po' in tutta Italia. Nel dettaglio, l'esecutivo ha messo nel mirino la scuola: che impatto ha, davvero, sull'andamento dei contagi? E quanto incide la scuola in presenza sulla diffusione delle mutazioni?

Una serie di interrogativi a cui è stato chiamato a rispondere il Comitato tecnico scientifico, convocato alle 10.30 di oggi, sabato 27 febbraio. Prima della firma del nuovo dpcm, il presidente del Consiglio, insomma, vuole un parere circostanziato sulla didattica in presenza, ad ora fissata tra il 50 e il 75%, anche se nella realtà dei fatti nessuno si spinge al 75%, limitandosi alla metà delle presenze.

Insomma, il rischio è che le scuole vengano nuovamente chiuse. Tutte quante. E per inciso in queste ultime ore alcuni governatori hanno già scelto di chiudere le scuole. Draghi chiede al Cts di individuare il fattore di rischio relativo alla didattica in presenza per i vari colori: giallo, arancione e rosso. Già in passato il Cts disse che non si può chiudere la scuola se rimangono aperte altre attività che aggregano persone, come i centri commerciali. Ora si dovrà capire quale sia l'orientamento sulla base dei nuovi dati relativi al contagio e alla diffusione del Covid. 

Il Cts chiede dati nuovi all’Istituto superiore di sanità "sull’andamento dei contagi delle fasce scolari" dunque sull’età dei nuovi contagiati e sui numeri dei focolai. La decisione sarà presa quando sarà possibile analizzare il quadro in modo approfondito. Sempre dal fronte chiusure, confermata la bontà della scelta di chiudere i parrucchieri in zona rossa, proprio come resteranno chiuse le sale giochi.

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