Il leader del fronte chiusurista, il ministro della Salute Roberto Speranza, si concede in una lunga intervista a Repubblica. Il ritornello è sempre lo stesso: sacrifici, attesa, chiusure. Insomma gli italiani devono avere ancora pazienza: un anno dopo, il coronavirus picchia duro. Come prima. E il ministro della Salute, spesso e volentieri, non sembra all'altezza della situazione.
Quando gli fanno notare che da domani tre quarti del Paese sarà in lockdown viene sottolineato che questo governo non è più aperturista del precedente. E lui risponde: "Il punto non è essere a prescindere rigoristi o aperturisti. Dobbiamo essere realisti e credo che questo governo lo sia. Guarda in faccia i problemi che adesso ci sono e non possono essere sottovalutati. Il fatto nuovo sono le varianti, quella inglese in particolare che ormai è prevalente del nostro Paese. Nell'ultimo studio dell'Istituto superiore di sanità rappresentava il 54% dei casi, ma ora ci aspettiamo un dato ben più alto. È chiaro quindi che abbiamo bisogno di misure adeguate, capaci di piegare la curva". E la misura adeguata è sempre la stessa: rinchiuderci e chiudere le attività produttive, dato che la campagna vaccinale è in estremo ritardo.
Ma tant'è, Speranza aggiunge: "Quando i numeri sono così netti, quando sale la pressione sugli ospedali c'è poco da fare. Non si tratta di un giudizio politico, nessuno si diverte a chiudere. La variante inglese circola tra il 35 e il 40% più velocemente del ceppo originario. Quando mi chiedono perché abbiamo portato in arancione i territori che erano in zona gialla rispondo che quello scenario teneva sul vecchio ceppo. Sul nuovo, per ora, no", sottolinea.
Gli viene dunque chiesto quando si vedranno dei miglioramenti, e Speranza risponde: "L'applicazione di misure più rigorose e la crescita progressiva del numero dei vaccinati ci porta a pensare che già nella seconda metà della primavera avremo numeri in miglioramento", afferma. E quando dice "già", sembra quasi uno sfottò agli italiani rinchiusi da un anno: quel "già" è completamente fuori luogo. "Ci sono due verità che sembrano in contrasto tra loro, ma non lo sono - riprende il ministro -. La prima è la seria difficoltà di queste settimane. Le prossime non saranno affatto facili. Lo sa bene chi lavora sui territori, negli ospedali, i nostri medici, infermieri e professionisti sanitari che toccano con mano l'aumento dei malati. Per questo abbiamo preso le misure delle ultime ore", conclude Roberto Speranza.