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Aperture, Matteo Salvini e la mediazione con Mario Draghi: no alle chiusure indiscriminate, rumors sul nuovo decreto

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Negli ultimi due giorni, le aspre frizioni sulle riaperture: da una parte Roberto Speranza, fautore del "tutti rinchiusi sempre e comunque", dall'altra Matteo Salvini, che chiede libertà. Insomma, uno scontro al governo. E gli attriti ci sono stati anche tra il leader della Lega e Mario Draghi, che ha fatto sapere che tutto dipenderà dalle cifre della pandemia. Nel mirino di Salvini, l'ipotesi di escludere a prescindere dall'andamento dei contagi le zone gialle per tutto il mese di aprile. Ipotesi draconiana e che la Lega ha fatto sapere che non voterebbe, arrivando dunque a un vero primo strappo nell'esecutivo.

 

Insomma, ora si lavora a una mediazione. E le insistenze di Salvini sulle riaperture avrebbero ottenuto alcuni risultati. Certo, a determinare ogni decisione, come sempre, saranno i dati. Ma Repubblica rivela che "domani ci sarà una riunione col Comitato tecnico scientifico. Il nuovo decreto dovrebbe arrivare a metà settimana, ma il giorno non è ancora deciso. L'unica decisione politica è stata quella che ha riguardato le scuole". 

Il punto è che la Lega e Salvini vorrebbero che le nuove norme arrivassero il più tardi possibile, giovedì o venerdì, questo per dare modo al governo di ragionare su dati relativi a contagi e ricoveri più rassicuranti, dato che i trend sono in calo. Draghi, da par suo, non vorrebbe proseguire con gli stop-and-go, con chiusure e riaperture, che a suo giudizio rallenterebbero la ripresa, piuttosto che accelerarla.

 

In questo contesto, Repubblica cita anche un ministro che sceglie l'anonimato, il quale spiega: "La verità è che dopo un anno abbiamo capito che se si rispettano le regole, il rischio di infettarsi c'è quasi soltanto nei luoghi dove ci si abbassa la mascherina. Nei bar, nei ristoranti e a casa". Ma nonostante questo, Draghi non avrebbe avuto problemi a rassicurare Salvini su un punto: "Se i dati lo consentiranno, si potranno rivedere le misure". Ed è questo il risultato ottenuto dalla Lega: l'idea di chiudere tutto e a prescindere per un mese sarebbe stata accantonata. Questo compromesso dovrebbe essere esplicitato nel testo del decreto, una mediazione in cui ha avuto un ruolo importante anche Giancarlo Giorgetti, il ministro dello Sviluppo Economico.

 

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