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Mario Draghi, l'indiscreto. Lo sfogo con i suoi: "Di qui ce ne andiamo dopo Natale". Chi può fermarlo

 Mario Draghi

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Mario Draghi è abbastanza stufo e irritato dalle continue liti interne alla sua maggioranza. E con i suoi si sarebbe lasciato andare a uno sfogo: "Di qui ce ne andiamo dopo Natale". Il presidente del Consiglio, insomma, vuole solo traghettare il Paese fuori dalla pandemia e dall'emergenza, accelerando la campagna di vaccinazioni e avviando il Pnrr  con la definizione del piano di riforme e poi lasciare Palazzo Chigi. Rivela Il Giornale in un retroscena che il premier è stanco delle continue beghe fra i partiti che lo sostengono, concentrati più sul piantare bandierine politiche che sulla responsabilità di far uscire il Paese da una crisi che altrimenti sarà inesorabile.

 

 

Draghi si aspettava un'azione più unitaria. E ora le sue parole, il suo addio a breve, fanno paura. "Mario resta al governo fino al 2023, vero?", ha chiesto il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans a Enrico Letta, solo pochi giorni fa. "Per quanto ci riguarda, il nostro sostegno non è in discussione" ha replicato il leader del Pd, che da parte sua non ha alcun interesse ad andare a elezioni anticipate. E anche Matteo Salvini (che ha confermato la sua convinzione che l'attuale governo offra "la garanzia di avere nel premier una figura di indiscutibile profilo e competenza") non vuole andare al voto: i suoi ministri vogliono continuare il proprio lavoro e l'elettorato produttivo del Nord vuole continuità e un governo credibile come quello di Draghi.

 

 

Se invece il presidente del Consiglio se ne volesse davvero andare, tutti i piani, comprese le manovre per il Quirinale, salterebbero. Per questa ragione il pressing si sta spostando segretamente sul Colle e su Sergio Mattarella che finora ha sempre respinto l'ipotesi di un suo mandato "bis". Eppure, proprio il presidente della Repubblica potrebbe essere l'unico in grado di convincere Draghi a restare. Mattarella rimarrebbe al Quirinale fino almeno a fine legislatura, e il premier a Palazzo Chigi. Per poi diventare il suo successore.

 

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