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Matteo Salvini e l'approccio del pescatore, il piano per combattere Pd e M5s al fianco di Draghi

Fabio Rubini
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Matteo Salvini snocciola uno per uno i punti del calendario delle riaperture ottenute grazie al nuovo decreto legge del governo e prova a guardare al «bicchiere mezzo pieno», anche se non nasconde un certo rammarico perché «un po' più di coraggio non avrebbe fatto male».

Senatore, lei chiedeva la cancellazione del coprifuoco, invece è arrivato da subito solo lo slittamento di un'ora. Contento a metà?
«Fin da quando ho deciso di entrare in questo governo ho adottato l'approccio del pescatore...».

Cioè?
«Dotarmi di infinita pazienza. E scegliere la politica del passo dopo passo. Oggi, per esempio, mi godo i messaggi e le telefonate delle tante categorie che grazie alla Lega nel giro di poche settimane vedranno ripartire le proprie attività. Penso ai centri commerciali che, fosse stato per Pd e M5S, sarebbero stati cancellati anche da questo decreto, e che invece vanno riaperti perché danno lavoro a più di 300mila persone».

Sì, però il coprifuoco...
«Abbiamo reintrodotto le zone bianche e tra una settimana un terzo del Paese non ce l'avrà più, così come altre odiose restrizioni. Stiamo ripartendo e questo anche grazie al peso che la Lega ha all'interno del governo: un altro esempio è il via libera alle palestre che è stato anticipato. Se fosse stato per il ministro Speranza, le riaperture non sarebbero arrivate prima di giugno o luglio».

Insistiamo. Ok le riaperture, ma un sacco di attività resteranno chiuse per settimane o mesi. Come lo spiega?
«In certi casi non me lo spiego. Prendiamo le piscine al coperto: sono più di 3mila in Italia e dire che non potranno aprire fino al primo luglio, secondo me è sbagliato, non c'è una ragione scientifica che possa giustificare questa scelta. Idem per le discoteche e gli eventi in generale. La Lega però non molla e useremo i prossimi giorni per continuare a chiedere più coraggio nelle scelte e per provare ad anticipare le riaperture».

Cosa dice a queste categorie che dovranno aspettare ancora?
«Che ho subito parlato col ministro Giorgetti e abbiamo deciso che chi non riapre con questo decreto verrà debitamente ristorato».

Alcuni attaccano gli aperturisti come lei dicendo che si sta correndo troppo e che si rischia di fare come la scorsa estate, quando con troppe riaperture è riscoppiato il contagio. Non ha paura?
«No, perché arriveremo a fine estate con gran parte del Paese già vaccinato. Del resto il miglioramento lo stiamo vedendo in queste settimane. Dopo gli assembramenti dei tifosi o delle piazze nei primi weekend di primavera, molti virologi avevano predetto catastrofi. Abbiamo fatto i conti e tre settimane dopo i numeri del virus calano invece di aumentare».

Un giorno sì e l'altro pure il segretario Pd invita la Lega ad uscire dal governo. Pensa di accontentarlo?
«Ma non scherziamo! A breve arriveranno in Parlamento la riforma della giustizia, quella della pubblica amministrazione e quella fiscale. Figuriamoci se le lasciamo in mano all'estrema sinistra formata da Pd e Cinquestelle. Noi staremo lì a fare i soldati a guardia della democrazia».

Non le pare un po' fortina come immagine?
«Ma ve l'immaginate la riforma del fisco fatta dalla sinistra? Quante tasse e controtasse avrebbero dovuto sopportare gli italiani?».

E sulla giustizia?
«Anche lì siamo pronti a dare battaglia. Ho letto le proposte del ministro Cartabia e sono d'accordo con le sue idee per accorciare i tempi dei processi. Poi manderemo avanti la raccolta firme coi radicali per il referendum sulla riforma della giustizia. Un'iniziativa che non è contro il governo, ma casomai d'aiuto».

Salvini, come se la passa il centrodestra? Cesseranno le fibrillazioni con FdI?
«Nessuna fibrillazione. Ognuno fa il suo. A me interessa solo che il centrodestra sia maggioranza nel Paese, poi chi prende un voto in più o in meno lo vedremo alle elezioni, che sono l'unico sondaggio che mi interessa».

Questione amministrative. Il centrodestra fatica nel trovare candidati. Si riuscirà a chiudere in tempi rapidi?
«Ho provato di tutto per trovare candidati condivisi. Ho sentito tanti no e si è perso tempo prezioso. Dobbiamo chiudere in fretta, diciamo entro il mese di maggio, perché io penso che ci sia il tempo e la possibilità per vincere dappertutto, a Milano come a Roma, a Napoli come a Torino. Basta crederci».

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