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Beppe Grillo e Giuseppe Conte, il retroscena: "I 6 milioni di euro", il vero motivo dietro la guerra del M5s

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Altro che statuto o ideali: la rottura tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo e la possibile scissione del M5s è tutta una questione di soldi. E nemmeno pochi: per l'esattezza, 6 milioni di euro. A tanto ammonta, spiega un retroscena del Giornale, "il tesoretto accantonato da inizio legislatura con le restituzioni dei parlamentari, sul conto corrente intestato ai capigruppo di Senato e Camera, Ettore Licheri e Davide Crippa, e al reggente Vito Crimi". La vera domanda, dunque, è facilmente intuibile: chi si intascherà il malloppo? 

 

 

 

 



"L'ultimo saldo, datato 1 febbraio 2021, del conto corrente attivato alla filiale di Milano dell'istituto Banca Profilo - spiega il Giornale - registra un attivo da capogiro: 6.548.030,66 euro. Cifre blu che aprirebbero una guerra in tutte le famiglie". Dopo le elezioni politiche del 2018, fu istituito un comitato per le rendicontazioni per gestire i soldi in entrata. Comprendeva il capo politico Luigi Di Maio e gli allora capigruppo dei 5 stelle. Il regolamento iniziale prevedeva che a fine legislatura i soldi non spesi finissero nelle casse dell'associazione Rousseau (dalla quale ora i 5 Stelle hanno divorziato) ma dal gennaio 2020, con modifica del regolamento, i residui dei fondi devono finire nel fondo per la microimprenditorialità. Conte invece vorrebbe che quei soldi finissero direttamente nelle casse del "nuovo" Movimento 5 Stelle, per aiutarlo economicamente nel rilancio finanziandone la campagna elettorale.

 

 

 

 

 



Per Grillo invece, "il tesoretto, se non va al microcredito, deve restare sotto il controllo del garante e di un comitato autonomo e indipendente rispetto al capo politico", sottolinea il Giornale. Di fatto, in ballo c'è l'eredità finanziaria del vecchio M5s. Il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli paventa "tempi lunghi per la definizione del contenzioso", che verrà affrontata dal comitato dei 7 individuato dallo stesso Grillo. Ecco spiegato il motivo per cui l'ex premier non si rassegni all'idea di restare dentro il Movimento, perché uscendone perderebbe ogni possibile diritto alla rivendicazione di quei soldi.

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