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Tomaso Montanari, per lui il Rolex è da fascisti? Ecco perché quest'uomo è il simbolo del fallimento della sinistra

Giovanni Sallusti
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Qui non abbiamo niente di personale con Tomaso Montanari, anzi. Vorremmo piuttosto aiutarlo, perché il suo stato di difficoltà è palpabile (seppur forse migliorerà un filo con la ripresa settembrina dei talk show, il suo unico, vero ambiente naturale). In ogni caso, non vogliamo lasciare nulla d'intentato, e ci appelliamo anche alla psicologia. Potrebbe essere il suo, alla radice, un disturbo ossessivo-compulsivo. Un automatismo della psiche, che vivendo il nostro su Twitter diventa anche automatismo della digitazione, e ad ogni contenuto sgradito (più o meno, tutti quelli che non inneggino al maresciallo Tito, o alla redistribuzione forzata della ricchezza), gli fa comporre le tre sillabe magiche, le uniche che lo tranquillizzano: "fa-sci-smo". 

 

Il fascismo, per il rettore dell'Università per Stranieri di Siena (sì, lo è ancora, nonostante abbia definito il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe un «clamoroso successo di falsificazione storica»), non è una categoria politologica, ma un calmante dello spirito, uno spauracchio rituale che gli permette di ritrovare le proprie, poche, certezze. 

Così, Montanari si è sentito in dovere di esprimere solidarietà alla psicologa Barbara Collevecchio, la quale aveva messo alla gogna Roman Pastore, un ventunenne candidato a Roma nella lista di Carlo Calenda, per un motivo politicamente pregnante: il suo orologio. «Bisognerebbe educare i giovani ai valori genuini, non a indossare Rolex e vestirsi da giovani vecchi wannabe renziani», aveva twittato l'autodefinita allieva di Carl Gustav Jung, che ovviamente si autodefinisce anche "Antifa". 

 

Qualche utente si è permessodi non applaudire al manganello social brandito contro un ventunenne per ragioni di abbigliamento, e con chi si schiera il nostro? Ma con la manganellatrice virtuale, ovviamente. «La mia solidarietà a Barbara Collevecchio, macchiatasi della colpa oggi più imperdonabile: dire un'ovvia verità. #audemarspiguet». L'hastagh finale corrisponde alla marca d'orologio corretta sfoggiata dall'imperdonabile giovane reazionario, ma la sostanza non cambia, e la psicologa ringrazia sentitamente: «Grazie Tomaso. Sono tempi cupi in cui denunciare il fascismo e le diseguaglianze di classe, è pericoloso». Sembra Gramsci dal carcere di Turi (a parte l'uso delle virgole, con cui senz' altro l'autore dei Quaderni aveva più confidenza), nel caso di Montanari è come far vedere rosso (appunto) a un toro: «Fascismo che trova consenso proprio grazie alle diseguaglianze, cosa che il centrosinistra non ha mai capito...», risponde subito alla compagna. Funziona così, l'universo parallelo dei Montanari, un'esplosione di cortocircuiti spazio-temporali in serie. 

Il fascismo, regime scomparso nel 1945, trova consenso grazie agli orologi più o meno di marca sfoggiati da un ragazzo alle elezioni (che in punta di teoria politica, e sospettiamo anche di pratica, non dovrebbero tenersi sotto il fascismo) comunali del 2021, cosa che il "centrosinistra" (formula politica esaurita almeno dal 2018,oggi esiste solo la sinistra giallofucsia, la corrispondenza d'amorosi sensi Pd-Cinque Stelle) non riesce proprio a capire. Se in questi anni ha insegnato ai suoi allievi la storia dell'arte con lo stesso rigore che mostra per la storia tout court, è già buono se la maggioranza di loro non colloca Giotto tra i futuristi novecenteschi. Ma Montanari - che ieri ha pubblicato una foto di un orologio con cinturino rosso e simbolo della Fiom - è così, se prende la topica sull'insulto ai martiri delle Foibe rilancia con la pernacchia ai fascisti col Rolex. O con l'Audemarspiguet, ma poco cambia, ai fini dell'ossessione compulsiva.

 

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