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Matteo Renzi a destra? Il sondaggio: ecco quanti voti incasserà l'ex premier

Pietro De Leo
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Messaggi, temi d'area, ammiccamenti politici sempre più espliciti. Il tentativo di Matteo Renzi di "aggredire" il mercato elettorale del centrodestra ha contorni ogni giorno più chiari. Magari chissà, per poter recitare di qui a qualche tempo il ruolo in un'area dove (al di là del consenso maggioritario nel Paese), le dinamiche sono liquide. Ma che percentuale di riuscita potrebbe avere tutto questo? Libero ne ha parlato con alcuni autorevoli sondaggisti e, pur con diverse sfumature, il responso sulla difficoltà della cosa è pressoché unanime. Il punto di partenza è l'attuale, basso appeal dell'ex premier presso l'elettorato in genere, di centrosinistra come di centrodestra.

 

 

Carlo Buttaroni, di Tecnè, spiega: «Renzi è una figura ormai ben conosciuta dall'opinione pubblica. Avrebbe tutte le caratteristiche del leader, ma è come se gli italiani si fossero vaccinati verso di lui. Il problema è il modo in cui si pone». Spazi elettorali nel centrodestra? «Uno spostamento di campo non cambierebbe la situazione», aggiunge Buttaroni, «sarebbe un gioco a somma zero: qualcosa può perdere e qualcosa può guadagnare, ma rimarrebbe sempre nella forbice tra l'1 e il 3%. Probabilmente avrebbe più mercato Calenda, proprio perché gli elettori ne conoscono meno le sfaccettature». Improbabili, poi, le prospettive per l'attuale leader di Italia Viva di guidare un eventuale blocco di centro nel centrodestra: «è troppo divisivo, difficile che qualcuno degli esponenti della coalizione voglia cedergli qualcosa».

Sul rapporto con l'opinione pubblica non proprio felice pone l'accento anche Antonio Noto, di Noto Sondaggi. «Renzi ha un problema, il pregiudizio degli italiani verso di lui. Non gli hanno perdonato il comportamento del 2016, quando disse che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta al referendum e poi non l'ha fatto». In questo quadro, «è vero che in questo momento le tematiche della sua iniziativa politica sono più vicine al centrodestra che al centrosinistra, ma il problema è che sia lui a rivendicarle». Come se ne esce, quindi? «L'unico modo è che individui un altro frontman per Italia Viva - spiega Noto - una figura nuova che possa sostenere quelle proposte. A quel punto, potrebbe esserci una storia diversa per il suo partito».

 

 

Nicola Piepoli, dell'Istituto Piepoli, ha una visione differente. «Partiamo da un presupposto: Renzi è un "divergente", uno che ha dei "colpi di testa" per creare. E personalmente, dei divergenti sono un sostenitore. Da cittadino apprezzo il fatto che abbia svolto il ruolo principale per arrivare al Governo Draghi». Fatto sta però, notiamo, che i numeri continuano ad essere bassi: «Vero - ragiona Piepoli - perché il "creative problem solving", il pensiero creativo che risolve le cose, difficilmente ha seguito. Ma la sua presenza al governo si sente, eccome». Processo irreversibile, questo? Per quanto arduo, Piepoli lascia uno spiraglio: «Ad oggi Renzi non ha furor di popolo, e riaverlo è difficile. Però magari il Paese ha un "colpo di testa", un cambio di direzione, e le cose possono di nuovo cambiare. Non dimentichiamoci che Renzi è giovane ed ha una mente viva».

 

 

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