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Sergio Mattarella e il bis al Colle, retroscena: "Cambiata l'aria, partita a due". L'uomo-cerniera che ribalta la corsa

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"Una partita a due" per il Quirinale e la caccia all'"uomo cerniera", in grado cioè di mettere d'accordo destra e sinistra sul nome di chi succederà a Sergio Mattarella. Il toto-Colle oggi vede in discesa l'ipotesi di un Mattarella-bis, il presidente della Repubblica sarebbe più che inquietato da una sua rielezione, pessimo messaggio politico da trasmettere al Paese. Sul tavolo c'è sempre l'ipotesi di una "promozione" del premier Mario Draghi, che però aprirebbe una partita particolarmente rischiosa: quella della crisi di governo e del voto anticipato.

 

 

 

 



Francesco Verderami sul Corriere della Sera cita un anonimo dirigente del Pd secondo cui "è chiaro a cosa ambisce" il presidente del Consiglio, "ma finora dinnanzi a ogni sollecitazione non ha mai mosso un muscolo". E c'è sempre la regola aurea che decide il destino in questi casi, quella ricordata da Gaetano Quagliariello: "A votare non saranno i partiti ma i parlamentari. A scrutinio segreto". Impossibile al momento fissare al momento accordi e strategie, tutte passibili di ribaltoni dell'ultim'ora quando verrà il momento della scelta. Non a caso vale quanto detto da Dario Franceschini (un altro dei papabili) ai suoi qualche tempo fa: "Qualora si puntasse su Draghi, bisognerebbe prima stringere un patto di ferro con le altre forze per un governo fino al termine della legislatura", un modo per tranquillizzare anche i peones sempre decisivi.

 

 

 



In mezzo, sottolinea il notista politico del Corsera, ci saranno delle elezioni amministrative decisive. "Lì si capirà - rivela Maurizio Lupi - chi avrà interesse ad accelerare verso il voto e si muoverà di conseguenza sulla presidenza della Repubblica". E lì si capirà quanta forza avranno nella trattativa Matteo Salvini ed Enrico Letta. "I numeri peraltro evidenziano come in Parlamento non ci siano margini per soluzioni di blocco, cioè per candidati di schieramento: servirà invece un vasto accordo per compensare i franchi tiratori". Ecco dunque spiegati i nomi, ovvi, di Mattarella e Draghi, ma pure le sopracitate "figure di cerniera" o una più fantasiosa "strada alternativa per un nome di ricomposizione, che restituisca ai partiti uno spazio altrimenti occupato da Draghi". Alla fine si casca sempre lì, Pier Ferdinando Casini. E si segnalano le manovre sotterranee di Matteo Renzi e "l'attivismo silenzioso" di Giancarlo Giorgetti

 

 

 

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