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Matteo Salvini finito? Balle, così Letta e Conte gli allungano la vita: il piano per ripartire

Giuliano Zulin
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Enrico Letta, segretario dem: «Le frizioni della Lega sono inutili per il governo e la disputa sul green pass disorienta i cittadini. Salvini non sta più interpretando una leadership reale di quello che il suo popolo e la sua Lega vuole». Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd: «Qualsiasi sommovimento si registri nella Lega, c'è da augurarsi che prevalga la linea di Giorgetti e Zaia, e soccomba quella nefasta di Salvini». Giuseppe Conte, leader di M5S: «Quando ci si assume una responsabilità di governo bisogna lavorare non nell'interesse di bottega ma del Paese. Auspichiamo che la Lega sia pienamente consapevole di avere una responsabilità di governo, lasciando perdere le percentuali di consenso qui e lì e i sondaggi». Mattia Santori, sardina che organizza il più grande nascondino d'Italia in piazza, candidato col Pd: «Ieri Matteo Salvini era a Bologna e a seguirlo c'erano poche decine di persone. Talmente poche che il suo staff social (fu la "bestia") non ha pubblicato neanche una foto. Tra gli assenti c'era, udite udite, anche il suo candidato sindaco, che ha preferito fare altro perché ormai il capitano non tira più». Manfred Weber, presidente del Ppe all'Europarlamento: Salvini? Se l'Italia vuole avere «un buon futuro» ha bisogno di «politici ragionevoli».

 

 

 

FERMENTO INTERNO

È partita ufficialmente la caccia a Salvini. Gli avversari hanno approfittato di un vivace dibattito interno al Carroccio tra governatori e alcuni parlamentari No Green pass, per cominciare a preparare il funerale politico del Capitano. Anche dentro la Lega, in realtà, c'è grande fermento. L'europarlamentare Donato, eletta due anni fa, ha lasciato il partito sostenendo che comanda la linea Giorgetti. Ah, Giorgetti, il potente ministro alle Attività Produttive, messo sempre in contrapposizione al segretario federale. Così come Zaia e Fedriga, custodi del Nordest, che passano per golpisti, quando in realtà non c'è alcun golpe nell'aria. A ottobre, dopo le amministrative ci saranno - come annunciato ieri dallo stesso Salvini - i congressi di sezione, dopo un lungo commissariamento anche a causa Covid, seguiranno i congressi provinciali e via fino, forse, al federale. Ma solo chi non conosce la Lega, partito più vecchio d'Italia, può immaginare che qualcuno voglia far le scarpe all'ex ministro dell'Interno. Solo lui è riuscito a portare il Carroccio dal 4% al 34% delle Europee. Ora è sceso nei sondaggi, sì. Qualcuno ha notato atteggiamenti non chiarissimi sul Green pass, sì. Le uscite di Borghi, Bagnai e Siri non sono piaciute alla vecchia guardia, sì. Però è normale in un movimento ormai grande. Così come è pacifico che il segretario possa sbagliare qualche battaglia, non è Superman. E quelli, anche dentro la Lega, che cominciano a metterlo in discussione, dovrebbero invece baciare dove cammina, perché tanti onorevoli, senatori, consiglieri e assessori regionali (tutta gente ben pagata) hanno svoltato grazie all'effetto Salvini (vedi Donato), che ha permesso loro, senza tanti sforzi, di conquistare un posticino al sole.

 

 

 

CON LA GENTE

Sicuramente Matteo, che è cresciuto fra i militanti e ha girato in lungo e in largo le sezioni, ha capito come ripartire, cioè dalla sua gente, come in fondo gli hanno chiesto i big del partito in questi giorni. Già ieri ha fatto sapere che la federazione del centrodestra è meglio che non parta, se da Forza Italia ci sono troppi "no" e sempre ieri il fronte unito dei governatori ha seguito la linea del segretario nel bocciare la revisione del catasto. Poi se i sondaggi premieranno il Capitano oppure no, lo scopriremo solo vivendo. Di sicuro se la sinistra sta preparando il funerale a Salvini, vuol dire che - al contrario - gli sta allungando la vita. 

 

 

 

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