Cerca
Logo
Cerca
+

Luca Zaia, "c'è dibattito ma il partito è uno": il piano post-elezioni, ecco il futuro della Lega

Salvatore Dama
  • a
  • a
  • a

Matteo Salvini continua a smentire le voci sulle due Leghe. Assicura che non c'è alcun dualismo con il ministro Giancarlo Giorgetti; che non sarà rivisto l'approccio nazionale del partito; che il Carroccio non sta bussando alla porta del Ppe chiedendo di entrare. Il leader leghista inoltre smentisce la concorrenza interna con Fratelli d'Italia e si appresta a chiudere una delle campagne elettorali più difficili. Dura per il fuoco amico che ha colpito i candidati, specie quelli di Milano e Roma. Ostica per l'esplosione del caso Morisi a pochi giorni dall'apertura delle urne. «Non ne parlo», taglia corto Salvini in mattinata con chi gli chiede se avesse sentito il suo ex guru dei social, «sono stufo del vostro guardonismo», attacca i giornalisti. Per il resto si aspetta lunedì. Quando le urne diranno molto sulla leadership salviniana. Se le cose andranno bene, Matteo avrà appuntato un'altra medaglia al petto. Se le cose vanno male, il dibattito in seno alla Lega, che finora è solo affiorato in alcune dichiarazioni, potrebbe deflagrare. E l'ala governista del Carroccio potrebbe imputare al capo i distinguo sul Green pass, che hanno reso la linea del partito poco comprensibile soprattutto all'elettorato del Nord.

 

 

L'EUROPA
Nel frattempo la parola d'ordine è minimizzare. «Giorgetti vuole il Ppe? Non esiste nessun dibattito interno. A me i giochini politici in Europa interessano zero. C'è la Lega che ha la fiducia di milioni di italiani», precisa Salvini. Che punta tutto sulle Amministrative: «Possiamo vincere a Milano, a Roma, a Torino, dove sarebbe la prima volta nella storia». Matteo smentisce anche l'ipotesi di un ritorno alla Lega Nord: «Sono menate giornalistiche. Se qualcuno fuori pensa che la Lega debba solo occuparsi di pezzi di Paese, dico no. L'Italia vince insieme, da Nord a Sud». Per il Carroccio nessuna tentazione di regionalismo: «Non tornerò indietro. Prendiamo il 50% dei voti al Nord, ma vincere le elezioni in Calabria o avere il sindaco di Caserta, di Potenza, consiglieri in Sicilia è una gioia». Le tensioni con il ministro dello Sviluppo economico non ci sono, sono «un'invenzione», «abbiamo la stessa visione sul futuro del partito e dell'Italia», spiega Salvini parlando a Radio anch' io su Rai Radio1. «Da trent' anni siamo qua e stiamo cercando, ad esempio, di non tornare alla legge Fornero, per non far ripiombare milioni di lavoratori in quella gabbia che porterebbe la soglia da 62 a 67 anni».

 

 

L'obiettivo elettorale? Secondo il leader leghista andranno contati tutti i mille e passa Comuni dove si vota. Chi ne prende uno in più, ha vinto. «Vediamo chi ha più sindaci lunedì pomeriggio. Sono convinto che a Varese, Novara, Milano, Bologna e in tante altre città la Lega sarà il motore del centrodestra». Il sorpasso di Fratelli d'Italia non fa paura: «Non scherziamo, i miei avversari sono a sinistra: Pd e M5s. Nel centrodestra chiunque cresca è benvenuto». Infine Salvini mette nel mirino il governo. Dice no alla riforma del catasto, annunciata da Mario Draghi («Gli italiani alla Lega chiedono meno tasse e su questo chiediamo l'impegno a Draghi a non aumentare l'Imu perché abbiamo sentito parole ambigue. Siamo contro ogni ipotesi di aumento della tassa sulla prima o sulla seconda casa. Non voteremo mai l'aumento della tassa sulla casa. Abbiamo ottenuto un taglio delle tasse sulla bolletta della luce e del gas. Gli italiani scelgono la Lega per quello»), e attacca la linea dei rigoristi: «Tutta Europa sta vaccinando e riaprendo, l'Italia è uno dei paesi più vaccinati d'Europa, ma qualcuno si ostina a limitare le riaperture. Non capisco dove sia il pregiudizio ideologico che sta causando un danno economico, sociale e morale a milioni di italiani». Matteo riprende la polemica con il ministro Lamorgese, che si è detta disponibile a incontrarlo: «Dopo lo sbarco numero 45.876, accetta un incontro con me su come risolvere il problema. Bene, meglio tardi che mai. Dove e quando?».

GOVERNATORE
Sui temi interni al Carroccio, parla anche Luca Zaia: «Il dibattito c'è, come in ogni altro partito. Ma non ci sono due, tre o quattro Leghe. La Lega è una, la Lega è la Lega punto e basta». Non c'è nessun divario tra Salvini e Giorgetti, assicura il governatore del Veneto, «un grande partito ha dibattiti al suo interno, ma la Lega è una sola, nasce come unica e indivisibile», conclude Zaia. Che sul caso Morisi preferisce non parlare: «È una vicenda personale e in evoluzione, non commento». 

Dai blog