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Mario Draghi fatto a pezzi dai suoi consulenti: "Puro opportunismo", un terremoto a Palazzo Chigi

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Come da copione, la politica arriva sempre ad approvare la manovra di bilancio quasi al fotofinish. E anche quest' anno la tradizione non cambia: nemmeno se al governo c'è "l'uomo forte d'Europa", Mario Draghi. Da lui ci si sarebbe aspettati un cambio di marcia che, invece, non c'è stato. Sì, certo, il premier per tentare di blindare la manovra nella sempre complicata prova del percorso parlamentare, stavolta ha introdotto un'impostazione condivisa, fatta di consultazioni coi singoli gruppi politici, per fa sì che la legge più importante del Paese non finisca ostaggio dei partiti che vogliono portare a casa la propria battaglia intestandosi la propria iniziativa.

Le consultazioni, già iniziate, proseguiranno anche questa settimana, ma il clima resta incandescente specie su temi su cui ancora l'intesa si è ancora trovata. Ma ciò che più spaventa gli esperti di politiche economiche non è certo la rissosità dalla classe politica, ma semmai la legge di bilancio medesima, bocciata finanche dai suoi stessi consulenti dell'Istituto Bruno Leoni. Ricordiamo, infatti, che dal suo insediamento la vicepresidente dell'Istituto, Serena Sileoni, è stata scelta dal presidente del Consiglio per far parte di un trio di esperti (con lei c'è pure Alessandro Aresu e Simona Genovese) chiamati a occuparsi d'emergenze sociali ed economiche.

 

 

Insomma nonostante la presenza della Sileoni, il giudizio dell'Istituto Leoni sulla legge di bilancio, che entro fine anno sarà approvata, è a dir poco impietoso. «Se qualcuno si aspettava una legge di bilancio coraggiosa, dovrà rassegnarsi: nella redazione del suo atto più importante, il governo sembra aver scelto di interpretare un mero ruolo notarile» si legge nell'ultimo documento redatto dagli economisti, «ha dato a ciascun partito qualcosa di quello che chiedeva, lasciandoli tutti con un po' di amaro in bocca, e cercando di rendere questo incastro tecnicamente sostenibile. Ma manca sia un senso di marcia, sia una razionalità, sia - soprattutto - il senso dell'emergenza che dovrebbe contrassegnare il provvedimento. Mai come oggi, infatti, il Paese s' è trovato in un fragile equilibrio tra i postumi della recessione dell'anno scorso (non ancora pienamente riassorbita), il ritorno dell'inflazione, e l'incapacità di fare i conti con una stagnazione pluridecennale».

 

 

Insomma, la legge di bilancio cerca «di far ordine tra le richieste della maggioranza, ma non fa ordine nel Paese» spiegano gli esperti. I punti più criticati? Una riforma fiscale «priva di ambizioni e metodologicamente discutibile»; il rifinanziamento (con qualche modifica) del Reddito di cittadinanza, ma senza metterci mano in profondità; la riproposizione dei bonus edilizi «più generosi al mondo«, tutto ciò «senza alcun riguardo ai vincoli di bilancio, come peraltro l'esecutivo aveva già lasciato intendere due mesi fa con la Nadef e passa quasi inosservato il livello record che quest' anno raggiungeranno la spesa pubblica, il deficit e il debito. Quello che gli economisti considerano negativamente è in particolar modo «la strategia opportunistica» della manovra che scommette più sul presente e non ha obiettivi nel lungo periodo. E l'Italia è quella, tra i Paesi Ue, non solo ha chiesto per intero i trasferimenti a fondo perduto ma anche i prestiti della Next Generation EU: insomma è il Paese più indebitato e che dovrà ridare indietro più soldi senza avere in mente un percorso chiaro di crescita di Pil. 

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