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Marcello Sorgi, "grande profezia": "Cosa accadrà al voto, occhio al centrodestra"

Marcello Sorgi

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Le prossime elezioni amministrative che si terranno domenica 12 giugno saranno un "test complesso per entrambe le coalizioni". A questa tornata infatti, osserva Marcello Sorgi nel suo editoriale su La Stampa, "centrodestra e centrosinistra si presentano con composizioni diverse da quelle di cinque anni fa; e con uno stress dei rapporti interni che in qualche caso ne ha messo in discussione la sopravvivenza". Il giornalista ricorda, come ha fatto Bersani nell'ultima puntata di DiMartedì, che dieci anni fa "le amministrative furono il momento d'oro per il centrosinistra, vincitore quasi dappertutto su un centrodestra uscito distrutto dalla fine del governo berlusconiano". E cinque anni dopo "fu il momento della rivincita, che preannunciava la 'quasi vittoria' del 2018, per Salvini e i suoi alleati".

 

 

E adesso? Cosa ci aspetta? Per quanto riguarda il centrodestra, scrive Sorgi, si tratta di capire "se la lunga rincorsa di Meloni, che nei sondaggi ha da tempo abbondantemente superato il Capitano leghista, sarà confermata nelle urne; e in questo caso quali saranno le conseguenze all'interno della coalizione. Una federazione, quasi fusione, tra Forza Italia e 'Prima l'Italia', il nuovo logo sovranista con cui Salvini ha ribattezzato il suo partito, nel tentativo di sottrarsi alla legge non scritta che prevede di cedere lo scettro alla leader di Fratelli d'Italia? O una resa dei conti interna alla Lega, per andare verso la scadenza delle elezioni politiche dell'anno prossimo con un nuovo leader?".  In entrambi i casi, sottolinea l'editorialista, "la permanenza del partito al governo sarebbe a rischio o comunque meno convinta di com'è adesso".

 

 

Per quanto riguarda il centrosinistra, la coalizione non è più in grado di affrontare "una competizione diretta con gli avversari", per "la grande differenza di numeri. Di qui il difficile tentativo di costruire un'alleanza 'a qualsiasi costo' con i 5 stelle". Ma attenzione, conclude Sorgi, perché "essendosi il Pd trasformato nell'alleato più stabile di Draghi, e il Movimento in quello più incerto", questa alleanza "non sta certo vivendo i suoi giorni migliori, anche se sul territorio gli accordi a livello locale si sono moltiplicati". 

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